In uno degli ultimi Congressi della SIPNEI il dott. Dario Siniscalco (Seconda Università di Napoli, dipartimento di Medicina Sperimentale) che si occupa di bambini con autismo, nel suo brillante intervento, ha aperto un varco che offre una concreta speranza a chi soffre di questa patologia.
Il dott. Siniscalco ha spiegato che si sta facendo sempre più strada la correlazione tra patologie dell'intestino e problematiche relative allo spettro autistico.
Vediamo come medici e studiosi sono giunti a queste convinzioni, che fino a poco tempo fa erano solo supposizioni.
Innanzi tutto va detto che l'intestino è il primo organo a formarsi. Viene chiamato anche "secondo cervello" per la stretta correlazione con esso.
La superficie della membrana dell'intestino che, se venisse svolta occuperebbe un intero campo da tennis, ha una funzione di barriera. In alcuni casi però questa barriera ha delle falle, e di conseguenza si possono innescare particolari disturbi.
Quando la barriera non funziona come dovrebbe, lascia passare alcuni peptidi che scatenano una risposta anticorpale che poi genera a cascata una serie di eventi infiammatori.
Nella gran parte dei bambini con autismo, si è evidenziata una comorbidità con patologie intestinali, a causa di questa barriera che risulta alterata.
Intervenendo sulla alimentazione, prescrivendo a questi bambini una dieta senza glutine e senza caseina, sono scomparsi i problemi intestinali e via via si è attenuata anche la sintomatologia portata dall'autismo, con netti miglioramenti sugli aspetti cognitivi e comportamentali.
Questi miglioramenti si sono avuti su circa l'80% dei bambini presi in esame. Più si interviene in età precoce e migliori sono le possibilità di recupero.
I bambini con autismo oggi in Italia sono 1 su 150 bambini neurotipici.
In America il rapporto è di 1 su 68.
La crescita è senza dubbio esponenziale e se non si riuscirà a intervenire presto le cose peggioreranno ulteriormente.