I disagi in età adolescenziale e l'impotenza dei genitori

Nella società di oggi, i disagi vissuti dagli adolescenti sono sempre più frequenti e assumono diverse connotazioni.
Non è raro il ritiro sociale di molti giovani che si chiudono in loro stessi, si allontanano dal gruppo dei pari e spesso arrivano anche ad abbandonare la scuola.

Molte ragazze iniziano, in età sempre più precoce, ad avere problemi di alimentazione: si va dalle grandi abbuffate, alla forte restrizione calorica, alla pratica del vomiting. Pur se in maniera meno frequente, anche alcuni ragazzi oggi soffrono di anoressia nervosa o di ortoressia (ossessione per il cibo salutare).

Purtroppo si stanno diffondendo rapidamente pratiche autolesionistiche di diversa natura: tagli su braccia e gambe, bruciature, ecchimosi sul volto e altre parti del corpo. E queste sono solo alcune...
Ma che cosa si cela dietro questi comportamenti? Spesso c'è un universo di emozioni difficili da gestire, il desiderio di affermare se stessi attraverso un presunto atto di forza e coraggio nel tentativo di vincere il senso di unadeguatezza. Talvolta la sofferenza fisica si presenta come una modalità per sedare il dolore psicologico. Un senso disperante di vuoto che, per essere colmato, induce ad atti reputati “eroici”. 

I genitori si ritrovano ad essere impotenti di fronte a questi drammi familiari. Il loro dolore è enorme nel sentire che non riescono a gestire una situazione che sembra sfuggire di mano. Ogni loro atteggiamento, ogni consiglio, ogni rimprovero, seppur fatto con amore, spesso appare, non solo inadeguato, ma addirittura controproducente. Tutto sembra remare contro e il mondo si ferma in una situazione di stallo e di dolore... Tutto ciò che si è seminato e profuso durante l'infanzia dei figli sembra perduto...

Un percorso psicologico può sicuramente aiutare. Ma quale può essere l'approccio psicologico più adeguato?
In questi casi, in cui bisogna agire tempestivamente, prima di un dimagrimento eccessivo, prima dell'instaurarsi di atti autolesivi ripetuti... la terapia strategica breve è ritenuta la "best pratice" per riuscire ad arginare situazioni drammatiche in tempi realativamente contenuti.

Se cerchi uno psicologo esperto in terapia strategica breve, mi puoi scrivere su:

rossana.dambrosio@ gmail.com

La teoria polivagale di Porges

La teoria polivagale è rivolta a indagare i rapporti tra il nostro cervello, sia nelle sue parti coscienti che in quelle più arcaiche e inconsce, con il sistema nervoso autonomo (parte del sistema nervoso periferico) che controlla e riceve informazioni da parte degli organi interni (cuore, stomaco, intestino).
Secondo la teoria classica il sistema nervoso autonomo è composto dal sistema simpatico (attivazione) e sistema parasimpatico (rallentamento, rilascio). In base alla teoria polivagale, invece, ci sarebbero tre sistemi progressivi di attivazione (al posto di due in contrapposizione). 
Infatti il sistema parasimpatico, secondo la teoria polivagale, sarebbe formato da due circuiti (che in base alla nostra storia filogenetica si sono strutturati in momenti diversi della nostra evoluzione): abbiamo una porzione ventrovagale più recente e una porzione dorsovagale più antica. 
Il circuito ventrovagale più recente promuove comportamenti di ingaggio sociale. 
Invece, in momenti di forte stress prolungato, si attiverebbe il circuito più antico dorsovagale che può generare freezing, collasso, sincope e risposte shutdown. Questo spiegherebbe anche i casi in cui, in presenza di trauma, si può arrivare anche alla dissociazione e depersonalizzazione.

In pratica, nell’essere umano, il sistema nervoso autonomo risponde ai pericoli presenti nell’ambiente attivando gradualmente tre livelli di difesa, dal più recente ed evoluto al più antico. Inizialmente, prova a reagire con l’ingaggio sociale, legato alla corteccia prefrontale.
In seguito, se necessario, entra in azione il sistema simpatico e si arriva all’assetto di difesa attaccando o fuggendo. Se neppure questo è utile si arriva alla modalità più primitiva mediata dal parasimpatico dorsovagale che è quella della morte apparente, quindi il collasso, la dissociazione.

Quindi quando il sistema nervoso autonomo è continuamente impegnato in modalità difensiva, come avviene in situazioni di trauma o stress prolungato, viene a mancare la normale alternanza armonica tra attivazione e scarica. La meditazione, il training autogeno, il feedback dello psicologo polivagale aiutano a ripristinare una fluttuazione armonica delle emozioni. Con l’approccio polivagale si attivano emozioni di sicurezza e fiducia attraverso il colloquio con lo psicologo. Il senso di pace e stabilità sperimentato nella relazione è alla base di un percorso di cambiamento. Senza sicurezza e stabilità non ci può essere cambiamento perché le energie sono concentrate sulla difesa.

L’obiettivo dell’approccio polivagale è quello che il cliente possa sperimentare a livello corporeo uno stato di calma e benessere, per acquisire familiarità con uno stato di armonica regolazione. È molto utile anche nel caso di ADHD e nei casi di disregolazione emotiva.

Si rivela importante stimolare positivamente il nervo vago; questo serve anche a rallentare la frequenza cardiaca e diminuire la pressione sanguigna, soprattutto in momenti di agitazione e ansia o quando si è sotto stress per la richiesta di elevate prestazioni. 
In base ad alcuni studi, la stimolazione del nervo vago (via ventrovagale) riduce l’infiammazione e allevia condizione di sofferenza nei pazienti con artrite reumatoide, inibendo la formazione di citochine infiammatorie. Questo si spiega col fatto che l’infiammazione è una delle risposte del corpo allo stress cronico.

La terapia craniosacrale

La terapia craniosacrale fa parte delle terapie complementari olistiche.
I principi anatomici sui quali si fonda questo metodo sono la presenza di suture fra un osso cranico e l’altro che ne consentirebbero la mobilità. Questa mobilità è generata dalla fluttuazione del liquido cerebrospinale, dalla contrazione di alcune cellule del sistema nervoso centrale, dal movimento del cervello e del midollo spinale nonché dalla presenza delle meningi, che collegano il cranio al sacro.
Tutte queste componenti, in condizione di salute, si muovono in maniera armonica alternando fasi di espansione con fasi di contrazione.
Sutherland
chiamò tutto questo “Meccanismo Respiratorio Primario” o MRP.

I BENEFICI

Con questa metodica si interagisce con quello che il Dr. Sutherland definì il Meccanismo Respiratorio Primario; i benefici si riverberano su tutto il corpo e anche sulla mente. Le persone che si sottopongono alla terapia craniosacrale dichiarano di sentirsi rilassate e con la mente più lucida.

Pertanto questa tecnica può portare beneficio a chi soffre a causa di stress e iperattività, ripristinando l’equilibrio psicofisico. 
La terapia craniosacrale è molto delicata e sicura. Per questo motivo viene spesso consigliata anche in gravidanza e dopo un’operazione. La leggerezza del trattamento la rendono adatta pure ai bambini.

Atteggiamenti mentali e benessere percepito

“La grande scoperta della mia generazione è che gli esseri umani possono cambiare la loro vita cambiando i loro atteggiamenti mentali“. 

William James

In cosa consiste il Sostegno Psicologico

Il Sostegno Psicologico è un percorso, svolto in sinergia tra psicologo e cliente, orientato a comprendere, inquadrare e ristrutturare la situazione presentata dal cliente. Il fine è quello di individuare, all’interno di un progetto di crescita e cambiamento, le risorse e le strategie utili a raggiungere gli obiettivi desiderati, alleviando le tensioni e migliorando il benessere. Durante le sedute di Sostegno Psicologico vengono accolte le esigenze e le difficoltà della persona in un preciso momento della sua vita, allo scopo di stimolare il cambiamento di modalità emotive, cognitive, relazionali e comportamentali vissute come fonte di malessere.

La scelta di avviare un percorso di Sostegno Psicologico avviene generalmente quando la persona si accorge che qualcosa, nel proprio modo di vivere, non funziona più come dovrebbe. Quando si affronta un momento di disagio nella propria vita, di perdita (affettiva o lavorativa) o di crisi personale.
Talvolta si prova la sensazione di essersi smarriti, di girare a vuoto come in una rotonda, incerti sulla strada giusta per proseguire con serenità e soddisfazione.

In questi momenti di incertezza, a volte prolungati nel tempo, il lavoro su di sé acquisisce importanza e significato attraverso la comprensione profonda di quali sono le abitudini di pensiero, gli schemi relazionali e le azioni che ci possono portare a star male con noi stessi e nell'ambito delle relazioni.

Esplorando il proprio vissuto passato e presente, i conflitti interni ed i processi psicologici alla base della sofferenza è possibile riscrivere una nuova storia di vita attivando un cambiamento stabile e duraturo.

È importante sottolineare, tuttavia, che non è necessario star male per avere il desiderio di migliorarsi. Un percorso, dedicato alla riscoperta di sé, è importante per aiutarci per vivere una vita appagante in piena sintonia con predisposizioni e talenti, e con i desideri più autentici.

Approccio umanistico-esistenziale

In ogni organismo, essere umano compreso, c'è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita.                     Carl Rogers
In psicologia esistono varie teorie che danno origine a diversi approcci alla terapia. Tra gli approcci utilizzati in psicologia, troviamo quello umanistico-esistenziale che si rifà alle teorie dell'umanesimo e dell'esistenzialismo in base alle quali la persona, con le sue caratteristiche e qualità, è posta al centro. Uno dei principali teorici cui fa riferimento questa scuola di pensiero è Carl Rogers, psicologo statunitense e autore del libro "La terapia centrata sul cliente" (1951).

Da una parte la psicologia umanistica degli Stati Uniti e dall'altro quella esistenzialista dall'Europa diedero vita a un nuovo approccio, definito terza forza perché prendeva le distanze dalla psicoanalisi freudiana e dal comportamentismo di Watson.

La caratteristica principale della psicologia umanistico-esistenziale è proprio quella di mettere al centro l'essere umano che, rispetto alle teorie precedenti, non è in balia delle forze esterne e interne ma si rende consapevole delle sue scelte e responsabile della sua esistenza. Ogni persona vive una propria esperienza unica e può sviluppare le proprie potenzialità attraverso l'accettazione dei propri limiti interni e quelli provenienti dall'esterno. 

Secondo Carl Rogers, infatti: Gli individui hanno in loro stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali. Queste risorse possono emergere quando può essere fornito un clima definibile di atteggiamenti psicologici facilitanti.

Secondo l'idea degli psicologi esistenzialisti, i disturbi psicologici si presentano per lo più quando si crea un blocco nell'adattamento della persona all'ambiente circostante, ostacolando di conseguenza il percorso di crescita. Lo psicologo che si avvale dell'approccio umanistico-esistenziale si concentra sulla persona con una modalità non giudicante, attraverso all'ascolto attivo. Le azioni dell'essere umano non vengono considerate il risultato degli istinti, quanto della sua volontà di autorealizzarsi, di conoscere e di esprimersi. Durante le sedute è necessario imparare ad ascoltare il cliente per comprendere le sue potenzialità e valorizzando i suoi talenti, in modo da eliminare gli ostacoli che si frappongono fra lui, la sua crescita personale e il suo adattamento. Rispetto ad altri approcci il cliente è una parte attiva nel processo di ripresa e di riadattamento.

Rispetto ai precedenti approcci, quello umanistico-esistenziale introduce un'altra novità che consiste nel dare valore alle sedute di gruppo. Attraverso le relazioni che si sviluppano all'interno del gruppo è possibile creare maggiore consapevolezza nel cliente, aiutandolo a scoprire sé stesso e il proprio daimon.