- essere isolata dal mondo senza poter avere alcun contatto con i propri simili,
- essere costretta a vivere in una condizione di sovraffollamento esagerato, perdendo lo spazio vitale e il diritto a ogni forma di privacy.
Queste sono due condizioni estreme che possono verificarsi, per esempio, all'interno delle case circondariali, quando una persona viene posta in isolamento o in un contesto di sovraffollamento carcerario.
Se queste situazioni si protraggono molto a lungo nel tempo, possono generare pesanti ripercussioni sulla psiche. Per questo, è importante interrogarsi sulla differenza tra pena punitiva e pena rieducativa, valutando caso per caso il tipo di riabilitazione più adatta.
Al di là della situazione carceraria, purtoppo ci sono molte altre situazioni in cui le persone si ritrovano ad essere isolate ed emarginate per differenti motivi:
1. Difficoltà a interagire con gli altri (ad esempio a causa di un disturbo depressivo o di un disturbo evitante di personalità o di un disturbo di ansia sociale).
2. Bullismo, mobbing, o altre dinamiche "in group" e "out group" che portano all'emarginazione di alcune persone.
3. Problematiche legate a una gestione delle politiche sanitarie che prevedono lockdown e distanziamento sociale per tempi prolungati.
4. Eccessivo utilizzo della tecnologia e dei social che possono trasformarsi, con un effetto paradosso, mezzi di comunicazione che ergono delle barriere, anziché superarle.
Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito all'instaurarsi di queste dinamiche catastrofiche, in particolar modo per la salute psichica dei nostri figli. Bambini e ragazzi, ancora in fase evolutiva, hanno perso il contatto autentico con i loro coetanei e dopo tempi protratti di isolamento si sono ritrovati nell'incapcità di riaprirsi al mondo e hanno manifestato ansia, astenia, anedonia...
I genitori si sono sentiti impotenti di fronte allo spegnersi dell'entusiasmo e della gioia di vivere dei loro figli.
Talvolta si sono anche sentiti, ingiustamente, in colpa per non essere riusciti a proteggerli dallo tsunami che si è abbattuto su di loro, allontanandoli dalla quotidianità e facendoli sentire emarginati, specialmente quando in famiglia si sono fatte scelte diverse, non condividendo l'inflessibilità delle imposizioni sanitarie. Imposizioni uguali per tutti, che non prevedevano mai alcuna esezione, per nessuna categoria. Molti elementi hanno generato comprensibili dubbi, facendo fare un passo indietro, anche a causa della mancanza di dati certi.
Per
chi ha vissuto queste situazioni, non sentendosi allineato, e
assistendo suo malgrado al disagio dei propri figli, sono a disposizione
per supporto psicologico.
Per richiedere un consulto o avere
informazioni, puoi scrivermi alla mia e-mail personale: rossana.dambrosio@vivacemente.it