Alla ricerca dell'equilibrio

Parlando di ricerca di equilibrio non possiamo non parlare di omeostasi.
Questo termine fa riferimento ala tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità, sia delle proprietà chimico-fisiche interne sia comportamentali, che accomuna tutti gli esseri viventi, per i quali tale regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso precisi meccanismi autoregolatori.

Tali meccanismi autoregolatori possono consistere anche meccanismi comportamentali che mette in atto la persona per il bisogno di evitare emozioni che risulterebbero sgradevoli o insopportabili; tuttavia questa modalità può condurre in seguito verso situazioni disfunzionali, specialmente nelle relazioni.Quindi l'equilibrio raggiunto attraverso meccanismi di proiezione, distacco... è un equilibrio precario e non duraturo, né funzionale alla salute psichica.

Psicologia generale, di che cosa si occupa

Con la definizione "psicologia generale" si fa riferimento alla corrente principale della ricerca scientifica sulle funzioni psicologiche di base. Essa si prefigge lo scopo di studiare e approfondire le conoscenze sulla mente umana e sul comportamento, utilizzando il con metodo sperimentale.
 

Per il suo orientamento prevalente, viene spesso assimilata alla "psicologia cognitiva".

Attraverso metodiche classiche relative alla psicologia sperimentale, come le metodologie di derivazione comportamentista, la misurazione dei tempi di reazione o le tecniche psicometriche, la psicologia generale si focalizza principalmente sui processi cognitivi.

La psicologia generale fa riferimento ai progressi delle neuroscienze, e spesso la ricerca in questo settore non è disgiunta dall'utilizzo di metodiche non originariamente psicologiche, come le tecniche elettrofisiologiche o le tecniche di neuroimmagine. Queste ultime però sono utilizzate maggiormente in neuropsicologia. 

Gli ambiti della psicologia generale riguardano i seguenti costrutti:
    Apprendimento
    Attenzione
    Cognizione
    Coscienza
    Emozione
    Intelligenza
    Linguaggio
    Memoria
    Motivazione
    Pensiero
    Percezione
    Personalità
    Sensazione
    Motivazione e Volizione

Narcisista a pelle spessa e a pelle sottile

Lo studioso Herbert Rosenfeld ha fornito un interessante riferimento alla pelle dei narcisisti, in modo da comprendere meglio le differenze tra le due tipologie di narcisismo.

Il narcisista a pelle spessa è il narcisista overt, ovvero quello grandioso, apparentemente sicuro di sé. Quello che sembra non farsi scalfire da nulla. Può destare ammirazione per la sicurezza che mostra, ma può risultare irritante quando assume atteggiamenti troppo plateali ed esibizionisti.

Al contrario il narcisista a pelle sottile (detto anche covert) in prima battuta non risulta affatto irritante, anzi suscita quasi un senso di tenerezza per la sua vulnerabilità. Appare umile, riservato, tendenzialmente timido, a volte ansioso e un po' depresso. Può scegliere di andare in terapia proprio in seguito a episodi depressivi, ansia e senso di vuoto incolmabile, ma non si rivolge allo psicologo perché ha compreso il tipo di disturbo che lo affligge da una vita. E talvolta, allo psicologo è necessario diverso tempo per comprendere il suo reale disturbo; infatti il paziente non ostenta quel senso di grandiosità che si porta dentro come un sogno quasi accantonato.
Il narcisista a pelle sottile è misurato, riflessivo, seppur dal suo unico punto di vista, infatti manca di reciprocità (la mancanza di reciprocità è un elemento che accomuna tutte le differenti forme di narcisismo).

Il narcisista a pelle sottile sceglie di accompagnarsi con persone molto empatiche e dotate di profondità, che sappiano accoglierlo e supportarlo, offrendogli l'approvvigionamento di cui hanno bisogno.
Il narcisista covert non investe l’interlocutore con la sua grandiosità (che tiene nascosta) e non punta mai direttamente su sé stesso. Nelle relazioni, dall'inizio tende ad elevare l’altro, mostrando di capirne il valore, esaltandone i pregi e colmandolo di apprezzamenti. Valorizzare l’altro lo fa stare bene, andando a generare una sorta di grandiosità riflessa.
Io mi sento grande, unico, quando tu sei qui con me e mi dedichi il tuo tempo, il tuo riconoscimento nei miei confronti mi dice che esisto e che sto facendo bene ciò che faccio. Tu sei il mio specchio e mi rimandi una bella immagine che mi fa sentire al top.

Gibson e concetto di Affordance

Parlando di restorative design non si può non parlare del concetto di affordance introdotto da Gibson.
Il concetto di “affordance” vuole farci riflettere sull'importanza invito all’uso.

L'obiettivo di un bravo progettista che si occupa di restorative design è quello di offrire un semplice ed intuitivo utilizzo per tutti.

Come esempi di perfetto invito all'uso, potete osservare la poltrona e il divano "Love" del designer Fukasava per B & B Italia.

Psicologia sociale, ambientale, architettonica

Vediamo in che rapporto stanno tra loro la psicologia sociale, ambientale e architettonica. Sarà semplice capirlo osservando lo schema che illustra come la psicologia sociale sia un grande insieme che contiene la psicologia ambientale che a sua volta contiene la psicologia architettonica.

La psicologia ambientale studia le interazioni tra essere umano e ambiente circostante, e osserva come essi si influenzino a vicenda.
La psicologia architettonica, nasce prima della psicologia ambientale pur essendo un suo sottoinsieme. Infatti, nasce nel secondo dopo guerra in Europa, con l’intento di occuparsi della ricostruzione degli edifici che erano stati bombardati. In un celebre discorso Winston Churchill disse «Noi diamo forma ai nostri edifici, che a loro volta ci formano» (discorso alla Camera dei Comuni distrutta dai bombardamenti).
In seguito questa disciplina iniziò a espandersi in America, occupandosi più in generale del rapporto tra la persone e il contesto ambientale esteso, quindi non limitandosi al singolo edificio ma anche al tessuto urbano e rurale, considerando anche gli aspetti paesaggistici.

Tuttavia, bisogna considerare che il primo seme per la nascita della psicologia ambientale era stato gettato dallo psicologo sociale della Gestalt, Kurt Lewin, che introdusse la cosiddetta “Teoria del campo” nel 1936.

Tale teoria (di matrice Gestaltica) sostiene che la percezione dell’ambiente circostante e degli stimoli che ci fornisce, varia in base all’individuo, allo stato d’animo e alla situazione in quel determinato momento.

La teoria prevede l’esistenza di uno spazio psicologico (Campo) dove sono presenti dei comportamenti (C) che si determinano in base alle Persone (P) con il loro temperamento individuale e in base all’Ambiente (A).
C = f (P A)

Il restorative design, che fa parte della psicologia architettonica, si occupa di rendere l'ambiente costruito confortevole e rigenerante, attraverso l'inserimento di elementi in grado di attrarre la nostra attenzione involontaria, determinando la cosiddetta fascination.

Misurare le emozioni

Si possono misurare le emozioni?

La misura delle emozioni è un'impresa molto ambiziosa e complessa. Tuttavia, rappresenta un obiettivo del marketing e della psicologia dei consumi.

Stimare l'intensità di un'emozione è determinante per comprendere e valutare l'efficacia della comunicazione e il consenso che riscontra un prodotto.

Uno degli strumenti utilizzabili per la misurazione delle emozioni è il differenziale semantico di Osgood, creato per valutare l'emozione legata a uno stimolo.
Vanno individuati una serie di aggettivi bipolari (bello/brutto, forte/debole, piacevole/spiacevole) e posizionati agni estremi di un asse orizzontale. Lungo quest'asse va inserito un valore che definisce il grado di intensità, in relazione a ogni caratteristica che si vuole esaminare.

Di seguito è riportato un esempio, in merito ai prodotti dell'Erbolario.