Psicologia sociale, ambientale, architettonica

Vediamo in che rapporto stanno tra loro la psicologia sociale, ambientale e architettonica. Sarà semplice capirlo osservando lo schema che illustra come la psicologia sociale sia un grande insieme che contiene la psicologia ambientale che a sua volta contiene la psicologia architettonica.

La psicologia ambientale studia le interazioni tra essere umano e ambiente circostante, e osserva come essi si influenzino a vicenda.
La psicologia architettonica, nasce prima della psicologia ambientale pur essendo un suo sottoinsieme. Infatti, nasce nel secondo dopo guerra in Europa, con l’intento di occuparsi della ricostruzione degli edifici che erano stati bombardati. In un celebre discorso Winston Churchill disse «Noi diamo forma ai nostri edifici, che a loro volta ci formano» (discorso alla Camera dei Comuni distrutta dai bombardamenti).
In seguito questa disciplina iniziò a espandersi in America, occupandosi più in generale del rapporto tra la persone e il contesto ambientale esteso, quindi non limitandosi al singolo edificio ma anche al tessuto urbano e rurale, considerando anche gli aspetti paesaggistici.

Tuttavia, bisogna considerare che il primo seme per la nascita della psicologia ambientale era stato gettato dallo psicologo sociale della Gestalt, Kurt Lewin, che introdusse la cosiddetta “Teoria del campo” nel 1936.

Tale teoria (di matrice Gestaltica) sostiene che la percezione dell’ambiente circostante e degli stimoli che ci fornisce, varia in base all’individuo, allo stato d’animo e alla situazione in quel determinato momento.

La teoria prevede l’esistenza di uno spazio psicologico (Campo) dove sono presenti dei comportamenti (C) che si determinano in base alle Persone (P) con il loro temperamento individuale e in base all’Ambiente (A).
C = f (P A)

Il restorative design, che fa parte della psicologia architettonica, si occupa di rendere l'ambiente costruito confortevole e rigenerante, attraverso l'inserimento di elementi in grado di attrarre la nostra attenzione involontaria, determinando la cosiddetta fascination.

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