Mappa delle life skills


Il metodo logo-terapeutico

La logoterapia rappresenta un approccio che considera la persona in una visione olistica (corpo, mente e spirito) e punta soprattutto al suo recupero spirituale, cercando di cogliere le sue potenzialità inespresse, oltre che il senso-significato (logos) della vita.
Il metodo logoterapeutico ideato da Frankl è finalizzato al recupero della persona anche nella sua dimensione spirituale per aiutarla a scoprire i sentimenti profondi che rendono significativa la propria esistenza, con il superamento delle visioni egocentriche, l’utilizzo dell’auto-distanziamento e di una proficua ironia.
In tal modo è possibile avviare un processo di cambiamento che, muovendo da uno stato di crisi, di vuoto, di solitudine, rielabora il senso dei propri fallimenti e fornisce la consapevolezza delle potenzialità latenti ed inespresse per la gestione del proprio ruolo umano, sociale, esistenziale.

La principale caratteristica dell’approccio di Frankl è quella di vedere l’essere umano nella sua interezza fatta di corpo, mente e spirito, cercando di evitare ogni forma di riduzionismo, che veda l’uomo forgiato da determinati impulsi (es. la libido) ma di elevarlo ad un essere in grado di cogliere il significato (logos) della propria esistenza, anche nelle situazioni più tragiche.
L’armoniosa unità delle tre dimensioni (corpo, mente e spirito) viene conquistata con l’analisi della autobiografia (o del memoir), consentendo alla persona di chiarire il senso della propria vita, scoprendo in sé le predisposizioni, i talenti, guardando alle scelte e alle decisioni future che meglio potranno condurre ad una esistenza serena e gratificante. Solo così si potrà superare la sofferenza e attribuirle un valore esistenziale.
La logoterapia, ideata ed attuata da Viktor Frankl, si colloca all'interno della psicologia umanistica denominata terza forza, nell'ambito della psicoterapia (dopo la psicoanalisi classica e il comportamentismo skinneriano).

Frankl, neuropsichiatra austriaco, direttore della sezione di neuropsichiatria del Rotschild Hospital di Vienna prima della seconda guerra mondiale, essendo di famiglia ebrea, fu deportato con la famiglia e, dalla tremenda e disumana esperienza di Auschwitz, creò le basi della Logo-terapia e le prime valide tecniche di aiuto, sperimentandole in prima persona. Per Frankl il riferimento filosofico fondamentale è nella frase di Nietzsche “Chi ha un motivo per vivere, può sopportare quasi ogni come”, riferendosi in primis alla sua tragica esperienza familiare e personale nei campi di concentramento, dopo la quale, scrisse il suo primo libro “Uno psicologo nel lager”.

La tecnica del sogno lucido

Il sogno lucido è una sorta di sogno cosciente e pilotato al quale si può arrivare dopo opportuni esercizi di rilassamento in grado di condurre ad uno stato tra la veglia e il sonno, in cui prendono forma le fantasie e l’immaginazione.
Usato fin dai primi del '900 veniva utilizzato per esplorare il subconscio e far affiorare le potenzialità della personalità, fino a quando emerse che lo spazio immaginativo poteva avere anche una valenza terapeutica, rimuovendo stati di ansia e sintomi psicopatologici.
Con la terapia immaginativa, quindi, le immagini diventano la base fondamentale e da esse ci si lascia trasportare per condurre l’inconscio altrove.
Il mondo interiore della persona viene così ad essere rappresentato dalle “storie” che emergono e dal loro linguaggio simbolico in cui si rivelano i conflitti inconsci, i bisogni, le angosce, i desideri e nel contempo anche le potenzialità nascoste.

Con la terapia immaginativa, oltre a portare alla luce problematiche irrisolte e timori, si persegue successivamente l’intento di raggiungere uno stato di equilibrio interiore e serenità, evocando durante il sogno lucido immagini rasserenanti.
In questo caso, i sogni lucidi possono essere considerati l’opposto degli incubi.

Siamo noi a determinare le nostre esperienze o sono le nostre esperienze a plasmare il nostro cervello?

“In quale misura noi siamo gli autori, i creatori, delle nostre esperienze? Fino a che punto esse sono predeterminate dal cervello o dai sensi che abbiamo in dotazione dalla nascita, e in quale misura, invece, siamo noi stessi a plasmare il nostro cervello attraverso l’esperienza?”
Questo è il grande quesito che si pone Oliver Sacks nel suo libro “L’occhio della mente” di Adelphi (p 271, euro 19).
Attraverso le esperienze di alcuni pazienti che hanno perso la vista, a causa di ictus o di incidenti, Sacks cerca di comprendere come il cervello possa riplasmarsi per supplire alla perdita di questo senso. Restare privati della vista pone un individuo di fronte a un’impresa di vasta proporzione che rischia di sopraffarlo; il vecchio mondo se ne va e occorre riorganizzare la propria realtà e il proprio modo di vivere. 
Ovviamente non tutti reagiscono allo stesso modo e questo varia a seconda dell’età e a seconda delle proprie predisposizioni biologiche. Alcuni sperimentano una graduale perdita delle immagini visive, cosicché pian piano i loro ricordi si sfumano; dimenticano i tratti dei loro famigliari, degli ambienti, dei paesaggi e imparano via via a ricollocarsi sulle percezioni uditive, olfattive e tattili.
Per altri, invece, le immagini mentali del passato e i ricordi visivi restano nitidi e 

Differenza tra paura, angoscia e fobia


La paura si ha in riferimento a qualcosa di concreto e tangibile.
Esempio: ho paura delle vipere quando vado a funghi per i boschi.

L'angoscia è riferita a qualcosa di astratto.
Esempio: sono angosciato dal fatto di non sentirmi ben voluto dai compagni di classe.

La fobia è riferita a qualcosa di concreto, che però in realtà non è così pericoloso, tuttavia provoca un turbamento esagerato nella persona che la prova.
Esempio: la fobia degli insetti o dei ragni; oppure la claustrofobia (paura degli spazi chiusi e angusti come gli ascensori).

Pochi dei nostri processi psicologici sono coscienti; per la maggior parte sono involontari, e l'operato di tali processi è più che mai evidente nei disturbi da ansia e nelle fobie che ci appaiono tanto irragionevoli. I sintomi dell'ansia, dicono gli autori, sono una manifestazione di meccanismi di sopravvivenza guidati dai processi cognitivi. L'elaborazione dell'informazione sensoriale, che aveva per l'individuo una funzione autoprotettiva in circostanze di pericolo, può disattendere i suoi scopi interpretando come pericolosi eventi in realtà innocui. 
 
Attraverso l'approccio cognitivo-comportamentale è possibile superare le fobie mediante una terapia di desensibilizzazione, in grado di stemperare la carica negativa delle emozioni.
Può essere utile l'approccio EMDR, anche se viene per lo più usato per il disturbo da stress post-traumatico.