Il pensiero ha bisogno di narrazioni
Mediante la nostra mente e le sue capacità narrative costruiamo e ricostruiamo il nostro passato e il nostro presente. Anche il nostro domani. La memoria e l'immaginazione si fondono in questo processo.
La mente è fondata sulla sua stessa attività narrativa.
La narrazione è imprescindibile per l’organizzazione del pensiero e per attribuire significati all’esperienza umana.
Il nostro dialogo interiore implica una continua narrazione necessaria per organizzare i nostri pensieri, per costruire la nostra personalità e per attribuire significato al mondo che ci circonda.
Questa narrazione e autoriflessività è fondamentale per i processi cognitivi.
Chi nasce con problemi uditivi e non diviene padrone di un linguaggio, non riesce a sviluppare una mente narrativa e se non viene supportato opportunamente presenterà un ritardo cognitivo.
Oliver Sacks approfondisce questa problematica in diversi sui libri e in particolare su "Vedere voci" (Adelphi).
La scrittura come terapia
Il processo di verbalizzazione, come il processo di scrittura, ha
enormi proprietà terapeutiche. Mentre scriviamo prendiamo le distanze
dai problemi anche se paradossalmente stiamo parlando proprio di questi.
Attraverso la narrazione, specialmente in forma scritta, vediamo ogni
situazione con più distacco e risultiamo più obiettivi nei confronti
della realtà e più capaci di trovare soluzioni per vivere con maggiore
serenità.
Ritrovare te stesso
Tu puoi, ogni volta che lo desideri, ritirarti in te stesso. Nessun ritiro è più tranquillo, né meno disturbato per l'uomo, di quello che trova nella sua anima.
La maggior parte delle cose che diciamo e facciamo non sono necessarie; chi le eliminerà dalla sua vita sarà più tranquillo e imperturbato.
Marco Aurelio
Aforismi sull'immaginazione
L'immaginazione è più importante del sapere.
Albert Einstein
L’immaginazione è una qualità che è stata concessa all’uomo per compensarlo di ciò che egli non è, mentre il senso dell’umorismo gli è stato dato per consolarlo di quel che egli è.
Oscar Wilde
L’immaginazione a volte dispiega ali grandi come il cielo in un carcere grande come una mano.
Alfred de Musset
Solo coloro che possono vedere l’invisibile, possono compiere l’impossibile!
Patrick Snow
L’uomo è nato per creare. La vocazione umana è quella di immaginare, inventare, osare nuove imprese.
Michael Novak
La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.
Albert Einstein
Essere artefici della propria vita
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.”
Carl Gustav Jung
“Quando non si può più cambiare la situazione, non resta altro da fare che cambiare noi stessi.”
Viktor Frankl
“Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire”
Paulo Coelho
“L’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere”
Milan Kundera
Narratori del romanzo della nostra vita
Siamo i narratori del romanzo della nostra vita,
possiamo decidere di essere scrittori plagiari o originali,
ma comunque condannati a essere liberi di scegliere.
José Ortega Y Gasset (Madrid 1883-1955)
Il maggior merito di Ortega è aver reso la filosofia alla portata di tutti, utilizzando un linguaggio semplice e accessibile alla gente comune. È celebre la sua affermazione "Yo soy yo y mi circunstancia, y si no la salvo a ella no me salvo yo" che significa: io sono io e la mia circostanza, e se non salvo questa non salvo neppure me.
Con questa affermazione, Ortega vuole evidenziare sottolineare l'unicità di ogni essere umano, per cui nessuno può vivere al posto di altro, non soltanto per i diversi fattori temperamentali presenti alla nascita, ma anche per le differenti circostanze spaziali e temporali: questo mix dà origine a qualcosa di unico e irripetibile. Non prendere in considerazione le differenti circostanze, comporta l'annullamento della persona (tale concetto Ortega l'ha mutuato dal filosofo Martin Heidegger).
ADHD, disturbo complesso del neurosviluppo
Per disturbo ADHD intendiamo un disturbo complesso del neurosviluppo che si configura con deficit dell'attenzione, iperattività e impulsività.
Può essere di tipo inattentivo
prevalente o iperattivo prevalente.
Oppure può essere di tipo combinato.
Infatti, nel bambino presenta per lo più sintomi esternalizzanti (iperattività, impulsività), invece nella bambina spesso ha sintomi internalizzanti (mancanza di focus attentivo, ansia). Pertanto nella femmina è meno facilmente riconosciuto e spesso la diagnosi avviene tardivamente. Non di rado, la diagnosi arriva dopo che in adolescenza si sono manifestati sintomi depressivi, bassa autostima, chiusura e frustrazione per il senso di inadeguatezza. La frustrazione che porta a stati depressivi, subentra a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi e difficoltà nella pianificazione delle attività quotidiane. Tra le persone con ADHD è frequente l'abbandono scolastico, se non riesce prima a trovare delle strategie compensative al disagio.
Nel ragazzo le difficoltà, generalmente, sono più evidenti e si arriva ad una diagnosi in età più precoce. La gestione della sua irrequietezza crea problemi a casa e a scuola. In classe, spesso non vengono comprese le sue reali difficoltà nel seguire le regole e nel prestare attenzione ponendo il focus sulle attività da svolgere.
Il bambino ADHD, spesso anche quando vuole, non ce la fa a mantenere l'attenzione, se non per tempi brevi. Certamenti i tempi si allungano quando l'attività è in grado di generare il lui un particolare interesse.
Gestione della classe con bambini ADHD
La prima regola è evitare i pregiudizi.
La seconda regola è accogliere questi ragazzi/e senza innescare un braccio di ferro, pensando di poter modificare il loro comportamento in maniera repentina. Comportarsi in maniera oppositiva, con chi è già tendenzialmente oppositivo, non porta a nulla di buono. I cambiamenti sani necessitano di tempo.
La terza regola è valorizzare gli aspetti positivi e partire da lì per costruire un rapporto di fiducia. Certamente gli insegnanti curriculari non hanno il tempo per fare tutto questo, quindi si auspica che ci sia un insegnante di sostegno preparato e capace.
Partendo da un buon rapporto di stima e fiducia reciproca, le regole verranno via via accettate, partendo da quelle più semplici che richiedono meno sforzo. Concedere intervalli e offrire piccole gratificazioni, senza spostarle in un arco temporale trioppo lungo. Il bambino ADHD non riesce ad attendere troppo, l'attesa gli crea ansia e frustrazione.
Inoltre è molto importante evitare che si annoi. Può essere utile offrirgli attività ludico-didattiche come rebus e cruciverba. Il fatto di recarsi a scuola ogni mattina non deve essere il suo incubo, ma deve divenire un piacere, seppur inframezzato da un impegno che imparerà pian piano ad accettare di buon grado, quando potrà raggiungere le prime piccole soddisfazioni.
Il sistema scolastico necessita di regole, ordine ed uniformità di programmazione e perciò questo costituisce uno scoglio insormontabile rispetto all'esuberanza dei ragazzi/e con ADHD.
Purtroppo in diverse occasioni si verifica che i docenti, preoccupati di evitare il rischio di diffusione per imitazione di condotte anomale all’interno della classe, adottino giudizi svalutativi e colpevolizzanti che alla fine possono determinare un circolo vizioso negativo, attraverso una reazione emotiva che genera il peggioramento delle condotte.
È importante lavorare in classe evitando atteggiamenti svalutanti, nei confronti di questi allievi e delle loro famiglie.
Ecco alcuni dei pregiudizi più comuni, che vanno evitati:
- i comportamenti inadeguati sono riconducibili al permissivismo dei genitori
- con la severità si potrebbe ottenere molto di più, almeno in merito alla condotta
- mancano di rispetto perché sono dei gran maleducati
- dimenticano il materiale scolastico perché non hanno voglia di fare nulla
- sono strafottenti perché nessuno gli ha insegnato le buone maniere
- i genitori lasciano passare tutto e quindi creanno danni
- se sono intelligenti e vanno male a scuola è solo perché non studiano
- quando una cosa gli va a genio riescono a farla, sono solo sfaticati
- fanno i furbi credendo di prendere in giro gli insegnanti
Ciò che fa divertire di più
Proviamo
a rispondere escludendo le attività legate alle esigenze fisiologiche
che rappresentano i bisogni primari (quelli si trovano alla base della
piramide ideata dallo psicologo Abraham Maslow).
Quindi escludiamo il piacere di fare una bella dormita quando abbiamo sonno, o una bella mangiata quando abbiamo ha fame.
Secondo gli studi di psicologia evolutiva (Jean Piaget), fin da quando si è bambini il gioco più bello e gratificante è quello di realizzare qualcosa.
Pensiamo
ai giochi legati alle costruzioni, in particolare quelli dove si è
liberi di creare. L’attività di costruire, in maniera libera seguendo la
propria inventiva, soddisfa il bisogno di spontaneità, legato alla
auto-realizzazione che sta al vertice della piramide di Maslow.
Crescendo, il piacere si lega anche alla possibilità di risolvere un enigma, di superare un ostacolo o di svelare un mistero.
Infatti,
bambini e adulti sono attratti da storie in cui il protagonista
affronta un problema, combatte e supera una situazione difficile, o
comprende qualcosa che lo stava tormentando, per esempio svela un
imbroglio... Questo migliora il senso di autoefficacia (così come ci
spiega Albert Bandura), contribuisce a rafforzare le life skills e l’autostima.
È
importante guidare figli e allievi verso attività utili, che non
servano semplicemente a riempire il tempo, ma che infondano una
gratificazione profonda e che possano contribuire ad un’autentica
maturazione sviluppando altresì buone capacità di problem solving.
Trovare il bello nel brutto
Trovare una dimensione di armonia e gradevolezza anche nel brutto, ecco il massimo della bellezza.