La teoria polivagale di Porges

La teoria polivagale è rivolta ad indagare i rapporti tra il nostro cervello, sia nelle sue parti coscienti che in quelle più arcaiche e inconsce, con il sistema nervoso autonomo (parte del sistema nervoso periferico) che controlla e riceve informazione da parte degli organi interni (cuore, stomaco, intestino).
Secondo la teoria classica il sistema nervoso autonomo è composto dal sistema simpatico (attivazione) e sistema parasimpatico (rallentamento, rilascio). In base alla teoria polivagale, invece, ci sarebbero tre sistemi progressivi di attivazione (al posto di due in contrapposizione). 
Infatti il sistema parasimpatico, secondo la teoria polivagale, sarebbe formato da due circuiti (che in base alla nostra storia filogenetica si sono strutturati in momenti diversi della nostra evoluzione): abbiamo una porzione ventrovagale più recente e una porzione dorsovagale più antica. 
Il circuito ventrovagale più recente promuove comportamenti di ingaggio sociale. 
Invece, in momenti di forte stress prolungato, si attiverebbe il circuito più antico dorsovagale che può generare freezing, collasso, sincope e risposte shutdown. Questo spiegherebbe anche i casi in cui, in presenza di trauma, si può arrivare anche alla dissociazione e depersonalizzazione.

In pratica, nell’essere umano, il sistema nervoso autonomo risponde ai pericoli presenti nell’ambiente attivando gradualmente attivando tre livelli di difesa, dal più recente ed evoluto al più antico. Inizialmente, prova a reagire con l’ingaggio sociale, legato alla corteccia prefrontale. In seguito, se necessario entra in azione il sistema simpatico e si arriva all’assetto di difesa attaccando o fuggendo. Se neppure questo è utile si arriva alla modalità più primitiva mediata dal parasimpatico dorsovagale che è quella della morte apparente, quindi il collasso, la dissociazione.

Quindi quando il sistema nervoso autonomo è continuamente impegnato in modalità difensiva come avviene in situazioni di trauma o stress prolungato, viene a mancare la normale alternanza armonica tra attivazione e scarica. La meditazione, il training autogeno, il feedback dello psicologo polivagale aiutano a ripristinare una fluttuazione armonica delle emozioni. Attraverso l’approccio polivagale si attivano emozioni di sicurezza e fiducia attraverso il colloquio con lo psicologo. Il senso di pace e stabilità sperimentato nella relazione è alla base di un percorso di cambiamento. Senza sicurezza e stabilità non ci può essere cambiamento perché le energie sono concentrate sulla difesa.

L’obiettivo dell’approccio polivagale è quello che il cliente possa sperimentare a livello corporeo uno stato di calma e benessere, per acquisire familiarità con uno stato di armonica regolazione. È molto utile anche nel caso di ADHD e nei casi di disregolazione emotiva.

Si rivela importante stimolare positivamente il nervo vago; questo serve anche a rallentare la frequenza cardiaca e diminuire la pressione sanguigna, soprattutto in momenti di agitazione e ansia o quando si è sotto stress per la richiesta di elevate prestazioni. 
In base ad alcuni studi, la stimolazione del nervo vago (via ventrovagale) riduce l’infiammazione e allevia condizione di sofferenza nei pazienti con artrite reumatoide, inibendo la formazione di citochine infiammatorie. Questo si spiega col fatto che l’infiammazione è una delle risposte del corpo allo stress cronico.

Benessere emotivo e ambientale

Come raggiungere il benessere emotivo e ambientale, attraverso l’esperienza artistica e il restorative design

Corso/laboratorio di Arteterapia biofilica e Restorative design
Sono previsti 8 incontri di 2 ore e mezza ciascuno
Ogni incontro si articola in una parte teorica e una parte pratica espressiva laboratoriale

Quali sono gli argomenti che verranno trattati in questo corso?

Le 10 intelligenze di Gardner e la scoperta dei talenti
La creatività e le esperienze ottimali (flow)
La Psicologia positiva, come promuovere le esperienze eudaimoniche
La Psicologia ambientale, come ridurre il sovraccarico sensoriale e gli stressor
La Psicologia dell’abitare, come rendere gli ambienti stimolanti o rilassanti
L’uso del colore e la cromoterapia
Luoghi sociofughi e luoghi sociopeti
I bisogni psicologici legati allo spazio ambientale
La Biofilia, istintiva attrazione verso tutto ciò che fa parte del mondo naturale
L’arteterapia biofilica come mezzo espressivo per il benessere psicofisico
Il Restorative design e il concetto di Fascination

Che cosa potrò imparare?

A progettare nuovi ambienti confortevoli e suggestivi
A migliorare il benessere psicofisico all’interno di ambienti già esistenti
A rendere gli spazi armoniosi e ottimali anche attraverso l’uso del colore
A introdurre elementi biofilici dentro gli spazi abitativi per renderli rigeneranti
A creare oggetti accattivanti e di tendenza, in base ai principi della biofilia
A organizzare piccoli gruppi di riciclo creativo
A ritrovare il benessere emotivo attraverso le arti espressive

Nella parte laboratoriale che cosa potrò imparare a realizzare?

Quadri “verdi” a tema naturalistico
Piccoli giardini da tavolo, come oggetto regalo
Oggettistica con decorazioni a mosaico
Rivisitazione di oggetti attraverso l’upcycling

A chi si rivolge il corso?

A progettisti, arredatori, home stager, insegnanti, educatori, associazioni che vogliano ampliare la loro offerta corsi, appassionati di arte e creatività, e tutti coloro che desiderano saggiare le proprietà terapeutiche della biofilia e del restorative design.

Dove si svolge e quanto costa?

Il corso/laboratorio si svolge in via Coazze 11, a Torino (metropolitana Bernini).
Il costo è di 250 €, comprensivo del materiale necessario (supporti per i quadri verdi, muschi e licheni stabilizzati, colori, tessere mosaico, …)
In corso è tenuto dalla dott.ssa Rossana d’Ambrosio, psicologa e architetto.

Verranno formati piccoli gruppi di lavoro, in base alle preferenze di orario che indicherete.
Chi è interessato può inviare una mail a: rossana.dambrosio@vivacemente.it

10 disturbi di personalità

In base al DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ci sono 10 disturbi di personalità suddivisi in 3 cluster (gruppi). 


Cluster A dei disturbi di personalità
Condotte di comportamento bizzarre o eccentriche


I disturbi di personalità del Cluster A sono:

Disturbo Paranoide di Personalità
Disturbo Schizoide di Personalità
Disturbo Schizotipico di Personalità


Questi disturbi condividono un significativo disagio negli ambienti sociali, ritiro sociale e pensiero distorto. Il paranoide pensa che gli altri lo danneggino, lo schizotipico pensa che gli altri non si curano o non apprezzano la sua unicità, lo schizoide che gli altri sono crudeli e rifiutanti.


Cluster B dei disturbi di personalità
Condotte di comportamento drammatiche, emotive o disregolate


I disturbi di personalità del Cluster B sono:

Disturbo Borderline di Personalità
Disturbo Narcisistico di Personalità
Disturbo Istrionico di Personalità
Disturbo Antisociale di Personalità


Questi disturbi condividono difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva.


Cluster C dei disturbi di personalità
Condotte di comportamento ansioso o inibito


I disturbi di personalità del Cluster C sono:

Disturbo Evitante di Personalità
Disturbo Dipendente di Personalità
Disturbo Ossessivo-compulsivo di Personalità


Questi disturbi si caratterizzano soprattutto per alti livelli di ansia, inibizione sociale, sentimenti d’inadeguatezza e un’ipersensibilità alle valutazioni negative.

Teoria dei Big Five

Il modello dei Big Five rappresenta un approccio nomotetico allo studio della personalità.
Questa teoria sui tratti di personalità è stata messa a punto attraverso gli studi tassonomici condotti da Robert R. McCrae e Paul T. Costa.

Come suggerisce il nome il modello, essa comprende 5 fattori, rispetto a ciascuno dei quali è stato individuato l'opposto semantico. All'interno del continuum che si crea, in relazione a ogni fattore, può essere contemplata un'ampia gamma di sfumature, tanto più vasta in relazione alla ricchezza lessicale.

1. Il primo fattore è l'estroversione contrapposta a introversione. Tale fattore individua l'energia, l’attività e la dominanza.
2. Il secondo fattore è la gradevolezza contrapposta a ostilità. Comprende caratteristiche di personalità quali l’altruismo, la cooperatività, la gentilezza e la cordialità nel polo della gradevolezza; nel polo dell’ostilità, comprende invece la superbia, l’egoismo, l’astiosità, e l’indifferenza;
3. Il terzo fattore è la coscienziosità contrapposta a superficialità o negligenza. Comprende caratteristiche quali la scrupolosità, la diligenza, l’ordine, la precisione, la perseveranza.
4. Il quarto fattore è la stabilità emotiva contrapposta a instabilità o nevroticismo (Eysenck). Comprende la sicurezza, la calma, e la tranquillità nel polo della stabilità; sul polo opposto troviamo l’insicurezza, la vulnerabilità, l’ansietà.
5. Il quinto fattore è l'apertura mentale, intesa come apertura all’esperienza, contrapposta a rigidità mentale. Fa riferimento a caratteristiche quali la creatività, l’originalità e la curiosità intellettuale; sul polo opposto troviamo ottusità, inflessibilità.

Kohut e i suoi studi sul narcisismo, il Sé grandioso

Il contributo di Kohut (Vienna, 3 maggio 1913 – Chicago, 8 ottobre 1981) ruota intorno all’elaborazione di una teoria del Sé e al  rinnovamento della tecnica psicoanalitica nell’analisi del disturbo narcisistico di personalità.

Secondo il pensiero di Heinz Kohut, il Sé rappresenta il nucleo originario e centrale della personalità; il suo sviluppo corrisponde a una graduale trasformazione di un narcisismo infantile onnipotente in un narcisismo maturo, sano e realistico, mentre le nevrosi e le psicosi sono il di uno sviluppo patologico.

Alla nascita, il Sé dipende strettamente, per la sua sopravvivenza, dall’ambiente e in particolare dal rapporto diadico con la madre. L’empatia con cui la madre, e subito dopo la coppia genitoriale, accoglie e corrisponde ai bisogni del bambino, assicurandone la sopravvivenza, e inoltre sorregge la sua crescita psicologica, infondendo nel bambino un senso di «valore».
Questo processo pone le condizioni per un investimento narcisistico e per il potenziamento del Sé del bambino che assume le forme di un «Sé grandioso» grazie al quale, rispecchiandosi nella madre, trova conferma di importanza e unicità, elementi essenziali per il sano sviluppo della personalità.

Nelle prime fasi della vita, questa costruzione è fisiologica ed essenziale alla stabilizzazione per la crescita del Sé, così come lo è la cosiddetta «Imago parentale idealizzata», la quale risulta dall’investimento narcisistico della coppia genitoriale.
La formazione di questa struttura riflette la capacità della coppia genitoriale di rispondere empaticamente ai bisogni del bambino.

Secondo Kohut, il percorso di sviluppo ottimale dovrebbe condurre al consolidamento di un «Sé nucleare», inteso come il nucleo centrale della personalità. In questo processo, le configurazioni arcaiche dovrebbero essere abbandonate e sostituite da concezioni di Sé più realistiche e allineate con le possibilità dell'ambiente circostante, consentendo un adattamento alla realtà esterna.
Gli ostacoli alla formazione del Sé risiedono, per Kohut, nell’inadeguatezza delle risposte affettive dei genitori ai bisogni del bambino. Le patologie psicotiche e narcisistiche sono riconducibili a disturbi nei processi formazione e integrazione del «Sé grandioso» e dell’Imago parentale idealizzata. 

Quando il «Sé grandioso» non viene integrato nella personalità adulta, produce gravi alterazioni nella forma di manifestazioni onnipotenti, e quindi ostacola o rende impossibile la realizzazione dell’individuo. Kohut ritiene che i disturbi narcisistici derivino da gravi privazioni e lacerazioni delle prime esperienze interpersonali, alle quali il bambino ha risposto con la costruzione di una serie di strutture difensive che rivendicano l’esperienza di “valore” che originariamente è mancata.

I pazienti narcisistici sono spesso adulti che da bambini non hanno ricevuto il necessario calore emotivo e che spesso hanno dovuto far fronte alla solitudine e alla depressione con la produzione di fantasie grandiose.

Funanboli dell'autostima

I narcisisti sono chiamati anche funamboli dell'autostima per la loro difficoltà a manetenere un livello di autostima equlibribato; ciò accade soprattutto nel tipo covert. Questi soggetti, infatti, hanno un autostima che fluttua tra la grandiosità del falso Sé, e i livelli bassissimi del vero Sé.


Disturbi di personalità e instabilità

A seconda del disturbo di personalità che andiamo a considerare, ci troviamo di fronte a un tipo di instabilità differente.
Per esempio, il disturbo borderline è caratterizzato da una forte instabilità emotiva, infatti esso è chiamato anche "disturbo della disregolazione emotiva".

Invece, nel disturbo narcisistico di personalità ci troviamo di fronte a una forta instabilità dell'autostima. Si dice che chi soffre di questo disturbo sia un "funanbolo dell'autostima". Infatti, vive spesso momenti di grandiosità, seguiti da momenti di frustrazione nei quali prova vergogna per non essere riuscito a realizzare ciò che era contemplato nei suoi sogni e progetti ambiziosi.

Nel disturbo bipolare ci troviamo di fronte a una instabilità dell'umore, per cui si alternano fasi maniacali e fasi depressive.

Piramide dei bisogni: apprezzamenti e critiche

In base alla teoria della "piramide dei bisogni" ideata da Maslow, i bisogni si presentano in base a una precisa scala gerarchica, secondo la quale non si passa a soddisfare un bisogno superiore, se prima non è stato soddisfato un bisogno basilare. È istintivo suppore che non si pensi a soddisfare un bisogno di autorealizzazione se prima non ci sentiamo nutriti e al sicuro. Questa teoria ci aiuta a comprendere molti meccanismi comportamentali, tuttavia non sempre la scala gerarchica viene percorsa in maniera così rigida.

Sono state mosse alcune critiche, secondo le quali ci sono dei dubbi... alcune persone proprio perché non vedono soddisfatti alcuni bisogni importanti, punterebbro ad altri obiettivi più raggiungibili compiendo una sorta di sublimazione. In definitiva non sempre è vero che un bisogno di livello più elevato risulti poco motivante per una persona che non ha ancora soddisfatto un bisogni di livello inferiore.

Disturbi di personalità, 3 cluster

Ecco una schema che riporta i 10 disturbi di personalità, raggruppati nei 3 cluster:

A.     Eccentricità e stranezza
B.     Imprevedibilità e amplificazione
C.     Ansia e timore

Alla ricerca dell'equilibrio

Parlando di ricerca di equilibrio non possiamo non parlare di omeostasi.
Questo termine fa riferimento ala tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità, sia delle proprietà chimico-fisiche interne sia comportamentali, che accomuna tutti gli esseri viventi, per i quali tale regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso precisi meccanismi autoregolatori.

Tali meccanismi autoregolatori possono consistere anche meccanismi comportamentali che mette in atto la persona per il bisogno di evitare emozioni che risulterebbero sgradevoli o insopportabili; tuttavia questa modalità può condurre in seguito verso situazioni disfunzionali, specialmente nelle relazioni.Quindi l'equilibrio raggiunto attraverso meccanismi di proiezione, distacco... è un equilibrio precario e non duraturo, né funzionale alla salute psichica.