Il fatto di essere eternamente iperconnessi, comporta un sovraccarico di informazioni che incide negativamente sulla memoria, oltre che sulla capacità di attenzione.
Secondo F. Eustache, una pesante conseguenza dell’utilizzo sfrenato degli smartphone è data
dalla enorme quantità di dati che immagazziniamo.
Essi generano in noi un sovraccarico cognitivo: lo sforzo mentale che il cervello deve affrontare è direttamente proporzionale alla quantità dei dati in ingresso. Tutto questo comporta un affaticamento che non è assolutamente trascurabile e, alla lunga, genera pesanti ripercussioni.
Essi generano in noi un sovraccarico cognitivo: lo sforzo mentale che il cervello deve affrontare è direttamente proporzionale alla quantità dei dati in ingresso. Tutto questo comporta un affaticamento che non è assolutamente trascurabile e, alla lunga, genera pesanti ripercussioni.
Più stress, più perdita di concentrazione, più stanchezza mentale fino ad arrivare al rischio di depressione.
Secondo Francis Eustache, lo stress permanente potrebbe portare a una
perdita della capacità mnemonica. La cosiddetta "rete di default", che è
fondamentale per mantenere un alto grado di memoria, funziona solo
quando il cervello è a riposo. Dobbiamo dunque evitare grosse
sollecitazioni al cervello per far sì che lo stato della nostra memoria e
le nostre capacità di memorizzare siano sempre ottimali.
Pare davvero difficile restare concentrati su una attività se ogni 75 secondi avviene un’interruzione
data dall’uso del cellulare. Si stima che, sul luogo di
lavoro, ci si fermi mediamente ogni 6 minuti per controllare la posta o i messaggi
sullo smartphone.
Coloro che pensano di essere ‘multi-tasking’ – cioè si
sentono pienamente in grado di gestire più cose contemporaneamente – rimarranno delusi dinanzi ai risultati di uno studio condotto dalla
neuroscienziata Aurélie Bidet-Caulet.
“Nel fare due cose in contemporanea, si riesce a farle entrambe piuttosto male, soprattutto quando si tratta di attività che si svolgono a brevissima distanza l’una dall’altra, sul piano della rete neurale”. Per esempio, quando si è in riunione e si scrivono messaggi mentre si cerca di prestare attenzione, non si svolge bene nessuna delle due cose.
La nostra capacità di attenzione funziona come un filtro. Se questo filtro viene intasato da troppe informazioni in entrata, che non sono pertinenti e ci tolgono il focus su ciò che stiamo facendo, è chiaro che si venga a generare un meccanismo disfunzionale. Da qui si svilupperà un disagio che purtroppo oggi è sempre più frequente, specialmente tra i giovani che non riescono più a fare meno dello smartphone in qualsiasi ora del giorno. E talvolta anche della notte...