Disturbo evitante di personalità

Le persone con disturbo evitante di personalità manifestano un comportamento tendente alla chiusura sociale al fine di evitare situazioni e interazioni che possano farli sentire inadeguati, giudicati o rifiutati.
Questo disturbo non ha preferenze di genere e colpisce in egual misura donne e uomini. La prevalenza risulta essere di circa il 3%, ma si stima sia in aumento tra i giovani, negli ultimi anni.
Le comorbilità sono parecchie: i pazienti non di rado manifestano anche disturbo depressivo, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo d'ansia sociale o disturbi di panico. 
Questi pazienti (diversamente da quelli antisociali) desiderano fortemente le interazioni sociali, ma temono il rifiuto e il senso di il fallimento che ne conseguirebbe. Per questo si chiudono e non sviluppano una rete sociale che potrebbe sostenerli nei momenti di necessità.
Il senso di inadeguatezza, derivante dalla bassa autostima, li penalizza nella gran parte delle situazioni sociali, in particolare in quelle nuove. Essi si sentono poco desiderabili, poco attraenti e inferiori agli altri. Per questo appaiono timidi, estremamente riservati e silenziosi, mantenendo sempre un basso profilo allo scopo di non farsi notare. Sono riluttanti a parlare di sé stessi per il timore di mettere in luce i loro eventuali difetti o inadeguatezze. Si preoccupano di poter arrossire o addirittura piangere, di fronte alle critiche altrui.

Eziologia del disturbo evitante di personalità
Le esperienze di rifiuto ed emarginazione verificatesi durante l'infanzia e i tratti temperamentali innati, predisponenti all'ansia sociale, creano le condizioni per l'instaurarsi del disturbo evitante di personalità.