Visualizzazione post con etichetta medicina_narrativa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta medicina_narrativa. Mostra tutti i post

Il pensiero ha bisogno di narrazioni


Mediante la nostra mente e le sue capacità narrative costruiamo e ricostruiamo il nostro passato e il nostro presente. Anche il nostro domani. La memoria e l'immaginazione si fondono in questo processo.

La mente è fondata sulla sua stessa attività narrativa.

La narrazione è imprescindibile per l’organizzazione del pensiero e per attribuire significati all’esperienza umana.

Il nostro dialogo interiore implica una continua narrazione necessaria per organizzare i nostri pensieri, per costruire la nostra personalità e per attribuire significato al mondo che ci circonda.

Questa narrazione e autoriflessività è fondamentale per i processi cognitivi.

Chi nasce con problemi uditivi e non diviene padrone di un linguaggio, non riesce a sviluppare una mente narrativa e se non viene supportato opportunamente presenterà un ritardo cognitivo.

Oliver Sacks approfondisce questa problematica in diversi sui libri e in particolare su "Vedere voci" (Adelphi).

La scrittura come terapia

Scrivere con continuità rafforza la determinazione e la volizione, che si pone agli antipodi dell'apatia.

Il processo di verbalizzazione, come il processo di scrittura, ha enormi proprietà terapeutiche. Mentre scriviamo prendiamo le distanze dai problemi anche se paradossalmente stiamo parlando proprio di questi. Attraverso la narrazione, specialmente in forma scritta, vediamo ogni situazione con più distacco e risultiamo più obiettivi nei confronti della realtà e più capaci di trovare soluzioni per vivere con maggiore serenità. 

In che cosa consiste la medicina narrativa?

Rita Charon
La Medicina Narrativa nasce con l’intento di colmare la mancanza della Medicina ufficiale di prendere in considerazione gli aspetti personali ed emotivi del malato (al di là dei lati oggettivi basati sull’evidenza); si accosta pertanto agli approcci olistici, per una medicina integrata e partecipata.
In pratica è uno strumento importante per promuovere una maggiore centralità del paziente.
Nell’ambito di un percorso di cura, aiuta il malato ad affrontare la sofferenza, attraverso il linguaggio espressivo (parlato o scritto) valorizzando il vissuto e le emozioni, e condividendole con altri pazienti o con il medico curante o altre figure di supporto.

Raccogliere e portare alla luce un’esperienza per il paziente non è facile, richiede tempi appropriati, capacità di riflessione e una formazione o guida.

Non solo per i pazienti, ma anche per le varie figure mediche, la medicina narrativa va considerata come una fonte di arricchimento in quanto migliora la sensibilità, la capacità di ascolto e il valore della cura accresciuto da un rapporto umano più profondo nel quale medico e paziente divengono alleati per la riconquista della salute o, nei casi più difficili, per il conseguimento di un’accettabile qualità di vita anche nella malattia.
È importante sensibilizzare chi lavora in ambito sanitario affinché possano essere affinate e interiorizzate le capacità comunicative ed empatiche.


Per utilizzare le potenzialità della medicina narrativa è utile sviluppare le capacità di ascolto, di narrazione e di scrittura in merito alle esperienze di cui si è protagonisti (pazienti) o testimoni (familiari, figure mediche).

Questa disciplina arricchisce la cura attraverso l’attenzione e l’utilizzo anche in fase terapeutica dei racconti dei? pazienti, della famiglia e del personale sanitario, dando il giusto peso ai diversi punti di vista dei soggetti.

La definizione che dà Rita Charon, fondatrice della Medicina Narrativa, docente di Clinica medica e direttrice del programma di Medicina Narrativa della Columbia University di New York, è la seguente:
“La Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la competenza narrativa per riconoscere, assorbire, metabolizzare, interpretare ed essere sensibilizzati dalle storie della malattia: aiuta medici, infermieri, operatori sociali e terapisti a migliorare l'efficacia di cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione, riflessione, rappresentazione e affiliazione con i pazienti e i colleghi”.

Medicina e letteratura sono spesso andate a braccetto.
Chi soffre può trarre conforto dalle esperienze altrui analoghe alle proprie, ritrovando la positività necessaria ad affrontare i momenti più difficili.

Interagire con altri, siano essi pazienti o medici, verbalizzando, leggendo o scrivendo, sapere di essere ascoltati e di poter essere di aiuto in un processo di condivisione e confronto, infonde fiducia ed è fondamentale per ritrovare la positività necessaria ad affrontare la malattia.

Il metodo logo-terapeutico

La logoterapia rappresenta un approccio che considera la persona in una visione olistica (corpo, mente e spirito) e punta soprattutto al suo recupero spirituale, cercando di cogliere le sue potenzialità inespresse, oltre che il senso-significato (logos) della vita.
Il metodo logoterapeutico ideato da Frankl è finalizzato al recupero della persona anche nella sua dimensione spirituale per aiutarla a scoprire i sentimenti profondi che rendono significativa la propria esistenza, con il superamento delle visioni egocentriche, l’utilizzo dell’auto-distanziamento e di una proficua ironia.
In tal modo è possibile avviare un processo di cambiamento che, muovendo da uno stato di crisi, di vuoto, di solitudine, rielabora il senso dei propri fallimenti e fornisce la consapevolezza delle potenzialità latenti ed inespresse per la gestione del proprio ruolo umano, sociale, esistenziale.

La principale caratteristica dell’approccio di Frankl è quella di vedere l’essere umano nella sua interezza fatta di corpo, mente e spirito, cercando di evitare ogni forma di riduzionismo, che veda l’uomo forgiato da determinati impulsi (es. la libido) ma di elevarlo ad un essere in grado di cogliere il significato (logos) della propria esistenza, anche nelle situazioni più tragiche.
L’armoniosa unità delle tre dimensioni (corpo, mente e spirito) viene conquistata con l’analisi della autobiografia (o del memoir), consentendo alla persona di chiarire il senso della propria vita, scoprendo in sé le predisposizioni, i talenti, guardando alle scelte e alle decisioni future che meglio potranno condurre ad una esistenza serena e gratificante. Solo così si potrà superare la sofferenza e attribuirle un valore esistenziale.
La logoterapia, ideata ed attuata da Viktor Frankl, si colloca all'interno della psicologia umanistica denominata terza forza, nell'ambito della psicoterapia (dopo la psicoanalisi classica e il comportamentismo skinneriano).

Frankl, neuropsichiatra austriaco, direttore della sezione di neuropsichiatria del Rotschild Hospital di Vienna prima della seconda guerra mondiale, essendo di famiglia ebrea, fu deportato con la famiglia e, dalla tremenda e disumana esperienza di Auschwitz, creò le basi della Logo-terapia e le prime valide tecniche di aiuto, sperimentandole in prima persona. Per Frankl il riferimento filosofico fondamentale è nella frase di Nietzsche “Chi ha un motivo per vivere, può sopportare quasi ogni come”, riferendosi in primis alla sua tragica esperienza familiare e personale nei campi di concentramento, dopo la quale, scrisse il suo primo libro “Uno psicologo nel lager”.

Significato di lógos

Lógos deriva dal greco antico e significa: discorso, ragionamento. 
Nella terminologia filosofica assume differenti significati: nei presocratici, e particolarmente in Eraclito, il logos è il principio supremo della realtà per cui questa appare organizzata in leggi razionali; logos è l'espressione della razionalità nel discorso umano. 
Queste due accezioni fondamentali, profondamente unite all'inizio, subiscono nel corso della storia della filosofia greca un processo che porta dapprima, con i sofisti, a un totale abbandono della visione sulla realtà in favore del significato puramente discorsivo; con Platone, il logos è inteso come la razionalità propria dell'uomo, che si esprime nella forma più alta di conoscenza, cioè la conoscenza delle idee o dialettica; mentre con Aristotele il logos è il concetto razionale ricavato dalla realtà attraverso l'astrazione, e con gli stoici si ha un ritorno alla primitiva concezione  di Eraclito. 
Nella tarda filosofia greca e in quella neoplatonica e poi in quella cristiana, il logos è l'elemento mediatore fra Dio e il mondo: Plotino trova nel logos la prima emanazione dell'Uno. 
Il significato neoplatonico, attraverso varie elaborazioni, è ritornato in seguito, accanto a quello di logos, come “struttura razionale della realtà”, nella filosofia moderna, nell'hegelismo e nelle sue diramazioni.

Medicina Narrativa, ecco un libro esaustivo e completo

Autori: Enrico Larghero, Mariella Lombardi Ricci

Editore: Effatà Editrice

Assodato che la narrazione è di grande importanza non solo per tramandare il sapere, ma è imprescindibile per lo sviluppo dei processi cognitivi e dell’intelligenza, è facile immaginare che il suo ruolo sia altrettanto rilevante nei momenti drammatici dell’essere umano, al cospetto della sofferenza, della malattia e della vecchiaia.
In questi passaggi la persona che soffre ha bisogno di essere considerata nella sua interezza, non è soltanto un corpo malato ma un individuo con i suoi trascorsi e le sue emozioni, col suo bisogno di comunicare e di essere compreso.
Qui scende in campo la medicina narrativa e il medico cessa di essere colui che si occupa esclusivamente della malattia ma diviene nel contempo scienziato, sociologo, psicologo, filosofo, per assistere il paziente con passione, stando al suo fianco per comprendere la sua sofferenza (passione) e per aiutarlo a intraprendere il percorso migliore.
Secondo Rita Sharon, fondatrice di questa disciplina “La Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la competenza narrativa per riconoscere, assorbire, metabolizzare, interpretare ed essere sensibilizzati dalle storie della malattia: aiuta medici, infermieri, operatori sociali e terapisti a migliorare l'efficacia di cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione, riflessione, rappresentazione e affiliazione con i pazienti e i colleghi”.
Ma dagli anni in cui è nata questa pratica, si è fatta ancora molta strada per migliorare l’approccio medico-paziente e per trasformare il loro rapporto in una sorta di strumento utile per affrontare le cure e per fortificare chi si trova a combattere la malattia.
Nel libro “La Medicina Narrativa” di Enrico Larghero e Mariella Lombardi Ricci è possibile trovare un excursus storico per comprendere come questa dottrina, relativamente recente ma dal sapore molto antico, si sia evoluta negli anni.
Il volume, molto ricco ed esaustivo, vi aiuterà a conoscere i campi di applicazione della Medicina Narrativa e a comprendere le sue grandi potenzialità, purtroppo ancora sottovalutate e poco utilizzate.
In questo libro, che risulta veramente completo, vengono condivise anche numerose esperienze pratiche; in esse sono descritti alcuni progetti condotti in ospedali e ambulatori, sono narrati gli stati d’animo dei partecipanti e i benefici conseguiti attraverso uno stretto sodalizio, un’alleanza terapeutica nata dove troppo spesso ci sono delle barriere.
Ogni medico, infermiere, operatore, caregiver, dopo la lettura del libro ne uscirà arricchito, per poter dare il meglio di sé imparando ad ascoltare, a cogliere le sfumature, a donare attimi di pace e serenità, a infondere speranza con la condivisione di storie che si intrecciano.
Come spiega il dott. Piero Bottino in un capitolo del libro “Non si può fare una buona geriatria se non si impara a pensare in maniera narrativa, cercando dentro i racconti l’aggancio giusto per elaborare diagnosi e terapie corrette, che tengano conto non solo della patologia in atto ma anche delle abitudini, delle credenze, delle convinzioni che l’anziano porta in sé”.
Se la Medicina Narrativa è importante in geriatria, altrettanto importante lo è in pediatria in cui il bambino ha bisogno di storie e di personaggi, per esorcizzare, per trovare spiegazioni, per sconfiggere le paure, per sentirsi forte e per combattere.
A qualsiasi età ci si può avvantaggiare dal supporto della Medicina Narrativa perché essa mette al centro la persona e non la malattia, considerando i suoi trascorsi, i timori, le aspettative.
Non soltanto i pazienti potranno avere grandi benefici dall’applicazione della Medicina Narrativa, anche i medici potranno giovarsi della nascita di un rapporto più autentico e remunerativo sotto il profilo umano, in grado di controbilanciare la stanchezza, l’impegno e la fatica, aspetti che non vengono certamente ripagati dalla mera applicazione dei protocolli e della medicina difensiva.

L'importanza della narrazione e il suo potere terapeutico


La narrazione è fondamentale a livello individuale e culturale. L'essere umano ha una predisposizione particolare nell'organizzare l'esperienza in forma narrativa. L'esigenza narrativa risponde al bisogno di ricostruire la realtà, analizzandola e restituendole un preciso significato. Ogni individuo sente il bisogno di definirsi come parte di un contesto più ampio, dandosi scopi e intenzionalità. Gli avvenimenti della vita vengono ricostruiti in maniera tale che siano in linea con questa immagine di sé.
L'importanza della narrazione ha portato autori e studiosi a conferire determinate regole al testo narrativo. È possibile individuare in ogni testo narrativo alcune strutture di base che assolvono a determinate funzioni, in modo da essere facilmente comprese e da offrire una piacevole scorrevolezza e fluidità. Ogni storia viene contestualizzata nella parte iniziale descrivendone l'ambiente e collocandola in un determinato spazio-temporale.