Che cosa sono gli haiku?

Forse in una primavera della seconda metà del seicento durante “un camminare” il poeta nipponico Bashÿ si fermò a contemplare un ramo di ciliegio fiorito.
Non che non ne avesse mai guardato uno, ma quel giorno la minuta perfezione dei petali fragili, il colore puro sullo sfondo verde di una campagna dai dolci rilievi gli provocarono un’emozione, uno stupore così inatteso e pungente da spingerlo a fermare con la scrittura la percezione di una gioia breve  e intensa, magari anche un po’ dolorosa, come una stilettata che necessitava di un balsamo, una cura.
Forse in quel momento diede alla luce il suo primo haiku .
Forse…

L’haiku è una semplice costruzione poetica, fatta di soli tre versi, ed ha queste caratteristiche:
il primo e il terzo verso sono costituiti da cinque sillabe;
il verso centrale da sette.
il tema ricorrente è la natura nel succedersi delle quattro stagioni e nel suo rivelarsi nella vita di ogni creatura.
lo stile è essenziale e non necessita di ricercatezze lessicali.

Bashÿ, nome che significherebbe capanna di piantaggine, è lo pseudonimo di Matsuo Munefusa che, nato nel 1644 in una famiglia di samurai, si orienta verso la filosofia buddista zen, comincia a scrivere haiku verso il 1667, quando si trasferisce a Edo, l’attuale Tokio.
Buson, Issa, Shiki sono i suoi continuatori tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo.
Oggi scrivere haiku è diffuso qua e là, nel vecchio e nel nuovo mondo.
Si sono cimentati Machado, Neruda, Kerouak, Borges, Sanguineti…
Anche a Torino, diverse persone del laboratorio di scrittura di VIVACEMENTE, si sono assoggettate alle regole dell’haiku e, anche se hanno sofferto sentendosi impastoiate dalle condizioni senza deroghe o credendosi banali nel depositare i loro pensieri in modo così minimalista (non sarà, per caso, un poetare per spiriti sbrigativi? Qualcuno potrà aver pensato!) si sono incuriosite, divertite ed hanno apprezzato il nuovo stile considerandolo anche un utile esercizio di… irrorazione cerebrale!

Sono, pertanto, molto lieta di proporre (qui di seguito) alcuni prodotti di artigianato poetico locale mischiati, in forma anonima, con le esperienze descrittive dei grandi.
Tra i grandi:
Shiki, Kerouak, Borges e Sanguineti
Tra i meno grandi:
Ada, Annamaria, Giusi e Vera.

articolo di Giusi Lambarelli

Gli uccelli
cantano nel buio

alba piovosa

Carezze brevi
sulla pelle del mare

fanno i remi

Sotto la gronda
lo specchio non riflette

più che la luna

Fiore reciso
come vita stroncata

gocce di pianto

Acqua che scorre
vita in divenire

pulsar d’eventi

La vetta dritta
il volo di rondine

e poi silenzio

Convalescenza:
stancarsi gli occhi

contemplando le rose

Pagina bianca
come i tuoi minipiedi

di neve nuova

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