Caratteristiche del romanzo sociale

Il romanzo a sfondo sociale (altrimenti detto semplicemente romanzo sociale) si sviluppa nella prima metà dell'Ottocento ed è un genere di romanzo teso a evidenziare situazioni di sopruso e pregiudizio.
Si offre particolare risalto alla rappresentazione dei costumi della società che fa da sfondo alla vicenda narrata evidenziando, ponendo l'accento sui mali, le ingiustizie, le insopportabili condizioni di vita delle classi più svantaggiate.
Ambientata in un'epoca storica contemporanea a quella dell’autore, la vicenda narrata è per lo più caratterizzata da un intreccio denso di emotività.


Il romanzo sociale, nato nella prima metà dell’Ottocento con le opere dello scrittore francese Honoré de Balzac, che ne può essere considerato il creatore, e con quelle del famoso scrittore inglese Charles Dickens, ebbe larga diffusione anche nella seconda metà dell’Ottocento con le opere di Emile Zola e nel Novecento, in particolare con i romanzi di Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini e Paolo Volponi nei quali affiora chiaramente l’intento di denuncia politica e morale nei confronti di determinati fenomeni sociali.

Mente, cervello e connessioni sinaptiche

Pagine tratte dalla pubblicazione cartacea Vivacemente3.
Intervista al Prof. Marco Sassoè.

La capoeira come esperienza ottimale per il corpo e la mente

Nel 1624, la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali attaccò il Brasile portoghese e riuscì a conquistarne alcune zone costiere fondamentali per il commercio.
Approfittando della situazione, migliaia di schiavi africani si ribellarono ai padroni e fuggirono nelle foreste dell’entroterra brasiliano; lì, si organizzarono in villaggi indipendenti, detti “quilombos”. Sapendo di poter trovare rifugio in queste comunità, molti altri schiavi continuavano a fuggire. 
I portoghesi, quindi, si affrettarono a soffocare il fenomeno, ma le loro prime spedizioni fallirono: i fuggitivi, originari di di-sparati gruppi etnici africani, avevano amalgamato le proprie tradizionali forme di combattimento in una lotta tremenda. Un documento del 1624 recita: “Combattono usando calci e testate come fossero veri animali indomabili”. La capoeira era nata.
Per difendere quelle piccole oasi di libertà dei quilombos, generazioni di guerrieri capoeiristi si successero in una resistenza lunga ottant’anni. Poi, inevitabilmente, le armi da fuoco dell’esercito portoghese prevalsero; i ribelli furono uccisi o ricondotti in schiavitù, ed i quilombos, a poco a poco, soccombettero. La capoeira, però, sopravvisse, ed, anzi, si diffuse a macchia d’olio: infatti, i sopravvissuti dei quilombos, venduti come schiavi nelle piantagioni di tutto il Brasile, insegnarono la capoeira ai nuovi compagni, i quali apprendevano con entusiasmo ed ammirazione.
Sradicata, però, dall’originale condizione di libertà di cui godeva nei quilombos, la capoeira si modificò, arricchendosi di una serie di movimenti esornativi, di fatto superflui al combattimento vero e proprio, forse per mistificare la propria natura marziale e confondersi con una danza tribale agli occhi dei bianchi ignari. 
Così, gradualmente, essa si trasformò nel gioco rituale che oggi noi conosciamo. 

Come e quando è nata la PNEI

Da un punto di vista scientifico le prime conferme sul potere terapeutico delle emozioni positive arrivano, negli anni ‘70, con il caso del giornalista Norman Cousins, colpito nel 1964 alle ossa da una malattia di origine autoimmune (spondilite anchilosante) che gli creò gravi problemi nella deambulazione e in tutti i movimenti. Il giornalista, dopo le terapie somministrategli in ospedale, all’epoca essenzialmente a base di antidolorifici, decise di abbandonare le cure tradizionali e di tentare un approccio del tutto inusuale che prevedeva la somministrazione giornaliera di:
25 grammi al giorno di vitamina C, da assumere mediante flebo
3-4 ore di ilarità con la visione di film comici.
Guarì, inaspettatamente, dopo un anno.

Relazioni fra emozioni, mente e corpo
Dopo la guarigione di Norman Cousins e in particolar modo a partire dagli anni ’70, si portarono avanti molti studi sul rapporto non solo psicologico, ma anche biochimico tra emozioni, mente e corpo.
Questi studi hanno spiegato in maniera più articolata i meccanismi alla base della relazione tra i neurotrasmettitori e i neurorecettori che è stata definita del tipo chiave e serratura. Un sistema di comunicazioni in cui i neuropeptidi “parlano” e i recettori “ascoltano”.
La statunitense Candace Pert, neuroscienziata, biologa e farmacologa di fama internazionale, ritiene che questo sistema di comunicazioni sia fondamentale per la biochimica delle emozioni.
“Quando avremo dimostrato la misura in cui le emozioni (espresse tramite molecole neuropeptidi) influenzano il corpo – dice la studiosa – diventerà chiaro come esse possano rappresentare una chiave per comprendere la malattia”.

La storia dei primi trapianti di cuore

In questo articolo si racconta la storia dei primi trapianti di cuore e dell’Apartheid. 
Questa è la storia del giardiniere-chirurgo che fu il braccio destro di Barnard.
Christiaan Barnard ed Hamilton Naki
La tradizione agiografica attribuisce il primo trapianto di organo umano ai due santi Cosma (o Cosimo) e Damiano, noti anche come santi medici. 
Morirono martiri in Siria nel 303 sotto l’impero di Diocleziano. Erano due gemelli di origine araba, poi medici in Siria. Sono venerati da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Il loro  culto come potenti taumaturghi, iniziò subito dopo la morte. La Chiesa li ha designati Patroni dei medici, dei chirurghi, dei farmacisti, degli ospedali.
Prestavano la loro opera con assoluto disinteresse, senza mai chiedere retribuzione alcuna, né in denaro, né di altro genere, sia dai ricchi, sia dai poveri, in applicazione del precetto evangelico: “Gratis accepistis, gratis date”. 
Uno dei loro più celebri miracoli, tramandati dalla tradizione, fu quello di aver sostituito la gamba ulcerata del diacono Giustiniano con quella di un etiope morto di recente. La Guarigione del diacono Giustiniano è un dipinto di Beato Angelico, conservato nel Museo Nazionale di San Marco a Firenze.
Il diacono Giustiniano aveva una gamba malata, ed una notte gli apparvero in sogno i santi Cosma e Damiano che gli sostituivano la gamba con quella di un uomo morto poco prima, facendo un vero e proprio intervento antesignano del trapianto. Al risveglio si accorse che tutto era vero, solo che la gamba nuova era di un etiope, quindi scura.
18 secoli dopo a Città del Capo in Sud Africa, esattamente il 2 dicembre 1967 in un incidente d’auto perde la vita la signora Myrtle Ann Dervall, mentre la figlia Denise, una ragazza di 25 anni, ha le ore contate, a causa delle ferite riportate. In cura all’Ospedale Groote Schuur c’era un droghiere ebreo di 54 anni, Louis Washkansky, che soffriva di diabete e di un incurabile male cardiaco. Il Prof. Christiaan Barnard parlò con il padre di Denise, che diede il suo consenso all’espianto. 
Il primo trapianto di cuore umano al mondo venne effettuato il 3 dicembre 1967: l’operazione fu condotta da Barnard, assistito dal fratello Marius e un team di una trentina di persone. Dopo 9 ore in sala chirurgica il cuore della defunta Denise viene impiantato nel corpo di Washkansky e funziona regolarmente.
La sensazionale notizia fa il giro del mondo in poche ore: Barnard diventa l’uomo del momento.
Il secondo trapianto di cuore di Barnard avviene il 2 gennaio 1968: il cuore del mulatto Clive Haupt viene trasferito nel corpo del dentista Philip Blaiberg, che sopravviverà 19 mesi. Per questa operazione, aver trapiantato il cuore di un nero in un bianco, Barnard riceve il premio di “Uomo dell’anno” da parte dell’Unione degli Stati Africani.
A Dorothy Fisher fu donato un nuovo cuore nel 1969, facendo così di lei la prima persona di colore a subire il trapianto: visse per 12 anni e mezzo dopo l’operazione.
Queste furono le notizie ufficiali che comparvero sui giornali dell’epoca. Certo dietro il lavoro, l’impegno e l’entusiasmo di Barnard operava una numerosa e qualificata equipe medico-chirurgica. In una fotografia del team scattata allora compariva anche un nero. Eravamo in pieno Apartheid e la presenza di un nero suscitò la curiosità dei giornalisti che interpellarono la Direzione del Groote Schuur. La risposta non si fece attendere: era un addetto alle pulizie che passava da lì casualmente.
Questa era una grande menzogna che nascondeva la più incredibile delle storie umane di sacrificio e di umiliazione di un uomo: Hamilton Naki (26 giugno 1926 – 29 Maggio 2005).

Valentino Bompiani e il valore della lettura


Vivien Theodore Thomas, maestro di cardiochirurgia

Vivien Theodore Thomas
Svolgeva il lavoro di un chirurgo specializzato, ma era assunto e pagato come bidello.

Vivien Theodore Thomas (1910–1985) fu un tecnico cardiovascolare (oggi si direbbe di Emodinamica) che sviluppò negli anni ’40 la procedura per il trattamento della “Sindrome del bambino blu”. Faceva parte del gruppo di chirurgia sperimentale del Prof. Alfred Blalock alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee, e più tardi alla più famosa John Hopkins University di Baltimora, Maryland.
Nacque in una cittadina della Louisiana, ancora oggi tra i posti più poveri degli Stati Uniti, nipote di uno schiavo, riuscì a risalire da una situazione di povertà e di razzismo fino a diventare un pioniere della chirurgia cardiaca e un insegnante di tecniche chirurgiche per molti tra i più prominenti chirurghi del suo paese. Vivien fu il primo afro-americano a eseguire un intervento a cuore aperto su un paziente bianco negli USA.

Come sono state sconfitte le infezioni durante gli interventi chirurgici

Dagherrotipo - Riproduzione della scena del primo intervento 
al mondo in anestesia generale, avvenuto presso il 
Massachusset General Hospital di Boston (16-10-1846)
LA LOTTA ALLE INFEZIONI
A metà dell’Ottocento il problema delle infezioni ospedaliere era veramente tragico. Vi erano minori rischi a partorire in casa che in ospedale e si sviluppò, per questo motivo, la tendenza a eseguire operazioni chirurgiche sul tavolo di cucina, dopo avervi attrezzato una sala operatoria. Troppi chirurghi accettavano questa situazione con indolenza, facendosi vanto della propria velocità nell’eseguire interventi. Come si sa i rinnovatori hanno sempre vita dura perché si scontrano contro i poteri basati sull’abitudine dell’ordine costituito.
Ora andiamo in Scozia per conoscere il più grande rinnovatore della Chirurgia, il padre dell’antisepsi, cioè del metodo per combattere lo sviluppo delle infezioni, di cui però non si conoscevano ancora le vere cause. Parliamo di Lord Joseph Lister, (1827 – 1912). Suo padre Joseph J. fu un antesignano dell’uso del microscopio e fu il primo a misurare accuratamente il diametro dei globuli rossi. Nel 1854 Lister divenne primo assistente ed amico del chirurgo James Syme di Edimburgo, considerato allora il miglior chirurgo del Regno Unito. Sposò Agnes, figlia di Syme. Durante il loro viaggio di nozze passarono tre mesi a visitare i principali centri medici in Francia e in Germania: Agnes si innamorò della ricerca medica e visse accanto a lui come ricercatrice per il resto della vita. Lister si ritirò dalla vita professionale dopo la morte della amata  moglie che morì nel 1893 in Italia, durante una delle poche vacanze che si erano concessi.
Quando nel 1843 Lister entrò nell’Università, gli studi della facoltà medica vertevano essenzialmente sulla medicina e pochissimo sulla chirurgia. Ciò rifletteva un secolare divario tra i medici, che erano culturalmente preparati e in grado di emettere giudizi diagnostici e suggerire presidi terapeutici, e i chirurghi, meri esecutori manuali erano considerati “barbieri”. 

La vera forza

La perseveranza è la vera forza:
saper attendere anche nel buio senza rabbia e senza ostinazione.

Rossana d'Ambrosio
Quadro di Fabio Sampò

Leggere è come volare

Leggendo un buon libro volerai in alto
per osservare il mondo attraverso una nuova prospettiva.

Escher

Riuso e creatività

Oggi la nuova tendenza è: vivere vintage(1). 
E questa non è soltanto una moda, ma una sana abitudine creativa, la sola che potrà salvarci dall’annegare tra i rifiuti.
Quindi imparate a non gettar via ciò che non ci serve più, ma provate a riadattarlo, ripararlo, modificarlo, reinterpretarlo, personalizzarlo con fantasia e perché no: venderlo!
Impatto: si ridurrà il problema dello smaltimento dei rifiuti e l’impatto sull’ambiente sarà più sostenibile.
Consigli per gli acquisti: non inseguire l’ultimo modello e l’ultima moda, ma provare a personalizzare ciò che abbiamo, per distinguerci e migliorarci!
Lo spreco è diventata la nota più volgare della società dove si preferisce acquistare un nuovo oggetto, piuttosto che riparare ciò che si ha, inseguendo sempre l’ultima novità anche quando questa non lo è affatto (magari è stato rinnovato solo lo spot promozionale).
Al flusso di consumismo continuo e indiscriminato si accompagna un deleterio impatto anche in termini di rifiuti, sempre più ingombranti e difficili da gestire. Ma c’è chi preferisce fare come gli struzzi e non pensare all’ammasso di rifiuti stipati in qualche luogo lontano dagli occhi, senza valutare che prima poi, noi e soprattutto i nostri figli, ne resteremo travolti.

Edward Lear, primo scrittore di limerick

Edward Lear (Londra 1812, Sanremo 1888) è considerato il primo vero scrittore di limerick. Dopo un’adolescenza difficile (venti fratelli e un padre in carcere per debiti) Edward Lear ebbe la vita turbata da problemi di salute (era asmatico ed epilettico). Cercò di superare i problemi buttandosi in un lavoro creativo, che gli permise anche di guadagnarsi presto da vivere. Come pittore naturalista si fece apprezzare dal Conte di Derby che lo ospitò nella sua casa, dove iniziò a scrivere i suoi limerick per divertire i figli del conte.
Per raggiungere luoghi con un clima più favorevole per la sua salute, Lear viaggiò molto fino a stabilirsi in Italia nel 1837. Durante i suoi viaggi compose numerosi resoconti illustrati. I suoi limerick, corredati di disegni, sono raccolti nel libro A Book of Nonsense che pubblicò nel 1846 con lo pseudonimo di Derry Down Derry.

La terapia del massaggio

Il massaggio rappresenta una preziosa fonte di benessere e rilassamento. Dopo un massaggio ben eseguito l’effetto benefico si fa sentire con una sensazione di leggerezza estremamente piacevole.
I massaggi hanno azioni differenti: destressante, tonificante (pre e post attività fisica per sciogliere o potenziare le fasce muscolari), decontratturante, iper rilassante, energizzante, purificante e svelenente e molto altro ancora.

Origine
Il massaggio è antico come il mondo, è un gesto istintivo, primordiale, e l'uomo ha evoluto questo gesto spontaneo.
Ogni corpo rivela la propria storia attraverso la postura, le tensioni muscolari, i punti maggiormente dolorosi.
Un tempo farsi massaggiare era un appannaggio tipico delle persone ricche ed altolocate, oggi fortunatamente l'uomo impiega maggiori risorse nella cura della propria persona, ed il massaggio è uno splendido metodo per prendersi cura di sè.

Scopi
Gli scopi della terapia di massaggio sono di aiutare il corpo a ripristinare le condizioni di salute e benessere, rilassarsi, allontanare lo stress, migliorare l’aspetto fisico nel caso di massaggio estetico. 

Benefici 
Il massaggio migliora la circolazione, aumenta il flusso di sangue, che porta l’ossigeno ai tessuti del corpo. Questo favorisce l’eliminazione dei residui.
Il massaggio inoltre accelera la guarigione dopo eventi di disturbo, migliora il tono muscolare, la digestione e l’aspetto della pelle.
Costituisce un efficace mezzo per neutralizzare lo stress contrastando tensioni e rigidità che tolgono energia generando nel soggetto un calo del tono fisico e psicologico.
Gli effetti del massaggio sono molteplici, e la sua efficacia si diffonde oltre il punto preciso dove questo viene eseguito.
Può servire per mobilizzare l’energia bloccata quando ad esempio ci accorgiamo di essere molto contratti in tutto il corpo con una respirazione superficiale.

Indicazioni
Il massaggio può essere una terapia di base per svariati disturbi, ma spesso è complementare ad altre terapie; risulta molto utile anche a chi gode di ottima salute.
È indicato in caso di mal di testa, mal di schiena, problemi intestinali o digestivi, ma anche per contratture, distorsioni, stiramenti o slogature; allevia il dolore in casi di reumatismi o gambe pesanti.
Può anche aiutare a ridurre lo strato di grasso superfluo (meglio se associato a una corretta dieta alimentare) e a rendere più tonici i tessuti.

Controindicazioni
Non bisogna massaggiare in caso di un processo infiammatorio in atto; inoltre è sconsigliato massaggiare un soggetto con la febbre.

L'importanza della luce naturale

Tutti gli esseri viventi sono sensibili alla luce. 
Abbiamo bisogno di luce per poterci orientare in un ambiente, per percepirlo e per scoprirlo. Il corretto impiego della luce è alla base del concetto di qualità degli ambienti abitativi, perché condiziona fortemente il benessere delle persone che permangono in essi.
Quando si parla di luce è importante sottolineare come la migliore illuminazione sia quella naturale prodotta gratuitamente dal sole in quanto qualitativamente preferibile a quella artificiale.
L’illuminazione può condizionare i nostri stati d'animo: in un ambiente male illuminato, ovvero con poca luce, non ci sentiamo a nostro agio, mentre in un ambiente ben illuminato ci sentiamo confortati, maggiormente vivi e creativi.
Normalmente un’illuminazione uniforme e monotona tende a generare un ambiente noioso e soporifero, una buona illuminazione produce invece effetti stimolanti e favorisce il lavoro, la socializzazione e la cooperazione. 
Per poter svolgere una qualsiasi attività al chiuso dobbiamo stare quindi attenti ad avere un elevato livello di illuminamento ma non solo: è molto importante anche la qualità della luce e le sue sfumature. 

Rubrica di Storia della medicina

In ricordo del dott. Andrea Coda, grande  medico e grande amico, pubblico sul blog i suoi interessanti articoli di "Storia della Medicina" scritti qualche anno fa per Vivacemente3.
Ciao Andrea, sei sempre nel cuore di chi ti ha voluto bene.
dott. Andrea Coda
specialista in Chirurgia generale e Medicina d'urgenza

Come e quando venne inventata l'anestesia?

Il cavadenti - Tiepolo
La nascita dell’ANESTESIA: la prima rivoluzione in chirurgia

Il controllo del dolore provocato da un atto chirurgico ha limitato per diversi secoli l’attuazione pratica della chirurgia. Molte malattie erano già ben note, ma quasi nessuno si sottoponeva volontariamente al supplizio di un intervento chirurgico senza anestesia.
Dalle nostre letture d’infanzia ricordiamo “Le mie prigioni” di Silvio Pellico (1789-1854), intellettuale piemontese imprigionato dall’Impero Austriaco nella fortezza dello Spielberg  (attuale Repubblica Ceca) solo per aver espresso critiche al governo. Uno degli episodi più toccanti di questo bel libro riguarda la descrizione dell’amputazione della gamba subita da Piero Maroncelli (1795-1846), patriota romagnolo, scrittore e musicista, arrestato insieme a Pellico in una villa sul lago di Como dagli Austriaci nel 1820 per attività sediziosa. Ovviamente l’intervento venne praticato senza anestesia. Al poveretto venne dato un bicchiere di grappa prima dell’intervento e una striscia di cuoio da mordere. Al termine della tortura Maroncelli donò al chirurgo l’unica cosa che possedeva, una rosa, per mostrare la propria gratitudine per la sua rapidità.

Che cosa sono gli haiku?

Forse in una primavera della seconda metà del seicento durante “un camminare” il poeta nipponico Bashÿ si fermò a contemplare un ramo di ciliegio fiorito.
Non che non ne avesse mai guardato uno, ma quel giorno la minuta perfezione dei petali fragili, il colore puro sullo sfondo verde di una campagna dai dolci rilievi gli provocarono un’emozione, uno stupore così inatteso e pungente da spingerlo a fermare con la scrittura la percezione di una gioia breve  e intensa, magari anche un po’ dolorosa, come una stilettata che necessitava di un balsamo, una cura.
Forse in quel momento diede alla luce il suo primo haiku .
Forse…

L’haiku è una semplice costruzione poetica, fatta di soli tre versi, ed ha queste caratteristiche:
il primo e il terzo verso sono costituiti da cinque sillabe;
il verso centrale da sette.
il tema ricorrente è la natura nel succedersi delle quattro stagioni e nel suo rivelarsi nella vita di ogni creatura.
lo stile è essenziale e non necessita di ricercatezze lessicali.

Pseudonimi ed eteronimi, che cosa sono

Gli pseudonimi nacquero in tempi antichi dall’esigenza di letterati ed intellettuali di celare la propria identità. La parola deriva dal greco (pseudès = falso, ònoma = nome).
Un particolare tipo di pseudonimo è il nome d’arte, introdotto in tempi moderni per permettere ad artisti e uomini di spettacolo di presentarsi al grande pubblico con un nome più bello o più semplice da ricordare rispetto al nome anagrafico.
Per tutt’altre ragioni, il poeta portoghese Fernando Pessoa inventò gli eteronimi (dal greco: èteros = altro, ònoma = nome), personaggi immaginari a cui Pessoa attribuì alcune delle proprie opere.
Pessoa inventò, inconsapevolmente, il suo primo eteronimo all’età di sei anni, quando, fingendo di essere un tale Chevalier de Pas, scriveva lettere indirizzate a se stesso.
In età matura, recuperò e sistematizzò l’intuizione fantasiosa dell’infanzia: creò vari personaggi (Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares ed altri di minore rilevanza), ognuno con biografia, personalità, stile di vita e stile letterario propri, ed ognuno differentemente caratterizzato.
Pessoa produceva le sue opere e poteva, di volta in volta, firmarle col proprio nome oppure attribuirle, nella finzione letteraria, a qualche suo eteronimo. 

Sonnoterapia e campi di applicazione

La terapia del sonno può offrire buoni risultati in situazioni molto diverse tra loro, come le malattie psicosomatiche, gli stati maniacali, l’isteria, le nevrosi(1), la malinconia accompagnata da agitazione, le tossicomanie. In base a ricerche svolte, tendono a migliorare più le nevrosi che le psicosi(2); in particolare sono stati ottenuti risultati positivi intervenendo nei processi nevrotici e psicosomatici durante le crisi di scompenso e nelle nevrosi reattive. 
La scuola di Pavlov(3) applicò la cura del sonno a disturbi come la colite ulcerosa e l’ipertensione arteriosa di origine psicosomatica. Altri studiosi come Charcot(4) pubblicarono lavori scientifici sul potere curativo del sonno ipnotico prolungato: i casi trattati prevedevano un sonno indotto mediante ipnosi e non attraverso farmaci. 
Il sonno prolungato è stato utilizzato anche in tempi più recenti. Lo psichiatra Klaesi(5) si avvalse di questa tecnica per interrompere, in pazienti definiti “psicotici agitati”, il perpetuarsi di un’alternanza di agitazione ed esaurimento.

Correlazioni tra cervello e intestino nell'autismo

In uno degli ultimi Congressi della SIPNEI il dott. Dario Siniscalco  (Seconda Università di Napoli, dipartimento di Medicina Sperimentale) che si occupa di bambini con autismo, nel suo brillante intervento, ha aperto un varco che offre una concreta speranza a chi soffre di questa patologia. 
Il dott. Siniscalco ha spiegato che si sta facendo sempre più strada la correlazione tra patologie dell'intestino e problematiche relative allo spettro autistico. 
Vediamo come medici e studiosi sono giunti a queste convinzioni, che fino a poco tempo fa erano solo supposizioni.

Innanzi tutto va detto che l'intestino è il primo organo a formarsi. Viene chiamato anche "secondo cervello" per la stretta correlazione con esso.
La superficie della membrana dell'intestino che, se venisse svolta occuperebbe un intero campo da tennis, ha una funzione di barriera. In alcuni casi però questa barriera ha delle falle, e di conseguenza si possono innescare particolari disturbi.
Quando la barriera non funziona come dovrebbe, lascia passare alcuni peptidi che scatenano una risposta anticorpale che poi genera a cascata una serie di eventi infiammatori.
Nella gran parte dei bambini con autismo, si è evidenziata una comorbidità con patologie intestinali, a causa di questa barriera che risulta alterata.

Intervenendo sulla alimentazione, prescrivendo a questi bambini una dieta senza glutine e senza caseina, sono scomparsi i problemi intestinali e via via si è attenuata anche la sintomatologia portata dall'autismo, con netti miglioramenti sugli aspetti cognitivi e comportamentali.
Questi miglioramenti si sono avuti su circa l'80% dei bambini presi in esame. Più si interviene in età precoce e migliori sono le possibilità di recupero.
Per comprendere il problema è importante fare altre considerazioni.

I bambini con autismo oggi in Italia sono 1 su 150 bambini neurotipici. 
In America il rapporto è di 1 su 68.
La crescita è senza dubbio esponenziale e se non si riuscirà a intervenire presto le cose peggioreranno ulteriormente.


Patch Adams e la clownterapia

Il medico Patch Adams sposò l’idea di poter aiutare i pazienti con le risate e portò i clown in corsia per affiancare alle classiche cure, la clownterapia. Ecco che la terapia del sorriso entra a far parte delle terapie dolci, confermandoci il vecchio proverbio “il riso fa buon sangue”.

La risata rappresenta da sempre una forma di difesa, spesso inconsapevole, per superare la drammaticità di certe situazioni e scongiurare complicazioni psico-fisiche. 

Molte persone reagiscono a situazioni tristi e difficili, ridendo in modo apparentemente ingiustificato, ma questo rappresenta in certi casi una modalità per ristabilire nel cervello una condizione biochimica necessaria al mantenimento delle funzionalità fisiche, quindi è un modo alternativo per ripristinare nel corpo una sorta di equilibrio reagendo al dolore con risate che agli occhi degli altri potrebbero risultare fuori luogo. 

Un genitore che conoscere le problematiche del figlio e un insegnante preparato sapranno valutare e comprendere quando si verificano situazioni in cui i bambini reagiscono allo stress o alla tristezza con risate nervose, necessarie al loro corpo per ripristinare i livelli di endorfina.

Differenza tra racconto e novella

La novella è una narrazione breve con personaggi umani (a differenza della favola) e con contenuti verosimili (a differenza della fiaba).

Secondo alcuni, non vi è una sostanziale differenza tra racconto e novella
La differenza è dovuta alla prevalenza dell’uso di un termine o dell’altro secondo l’epoca storica. In fatti in Italia, a partire dall’Ottocento, si diffuse l’uso del termine racconto in riferimento a quel genere che prima era stato definito novella.

In realtà pare più corretto ritenere che la novella abbia una sua precisa connotazione. Essa ha origini molto antiche e in origine si diffuse oralmente. Si stima che le sue origini siano anteriori all'anno Mille, epoca in cui non esistevano vere e proprie forme di scrittura. Inizialmente la novella parlava della vita dei Santi, ma a partire dal Duecento, grazie a Boccaccio, questo genere acquisirà altre caratteristiche, assumendo un ruolo educativo e dovendo anche provvedere al dialetto. Il Decameron boccaccesco rappresenta l'esempio di questo cambiamento.

Successivamente la novella si arricchirà di altri aspetti, come la sua caratteristica di indagare sulla coscienza. Essa non racconta storie situate in luoghi geografici ben precisi, opera una critica della contemporaneità. Lo scrittore italiano di novelle, per eccellenza, è Luigi Pirandello. 
Non dimentichiamo tuttavia Grazia Deledda, Giovanni Verga, Italo Svevo, Italo Calvino, Dino Buzzati, Piero Chira, Carlo Cassola, e molti altri.
Un'altra differenza è che la novella fa sempre riferimento alla vita reale, mentre il racconto è una narrazione che può avere sia un contenuto realistico ma anche fantastico. Inoltre la novella è più lunga del racconto, avendo generalmente la lunghezza di un romanzo breve.

Il fattore tempo nel romanzo psicologico

Nel romanzo psicologico si assiste a una notevole espansione del tempo delle riflessioni rispetto al tempo della storia: è presente uno spaccato dei pensieri del protagonista.
Infatti i romanzi e i racconti psicologici possiedono una tendenza spiccata a privilegiare l’analisi della vita interiore dei personaggi rispetto alla narrazione di accadimenti e azioni. Gli stati d’animo, i moti interiori, le emozioni e le riflessioni del protagonista divengono il fulcro della narrazione. 
Proprio questa tendenza all’analisi della vita interiore comporta una diversa trattazione del tempo: infatti il tempo della storia può essere breve e il tempo del racconto molto lungo.

I diversi generi del romanzo

Il romanzo si distingue dal racconto per la lunghezza e anche per la maggiore complessità, quindi tempi più lunghi, vicende e ambienti più dettagliati, maggior numero di personaggi. Tuttavia esistono romanzi brevi, così come esistono racconti lunghi.

Il romanzo, in base alle caratteristiche distintive che si rilevano al suo interno, può essere classificato in diversi generi e anche sottogeneri.
Romanzo psicologico quando emerge in primo piano l’individuo, le sue emozioni e sentimenti, le sue passioni e contraddizioni.
Romanzo a sfondo sociale se si tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati o si denunciano situazioni di sopruso e pregiudizio.
Romanzo di analisi che mette in mostra tutte le sfaccettature del sentimento e le pulsioni dell’inconscio.
Romanzo di ambiente e di costume se si descrivono comportamenti di gruppi sociali e di individui che li rappresentano.
Romanzo storico se la vicenda si svolge in un periodo storico ben definito e importante per lo svolgimento dei fatti.
Romanzo epistolare quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l’espediente del carteggio epistolare.
Romanzo in forma di diario quando le vicende dei personaggi sono trasmesse con l’espediente del diario.
Romanzo di formazione quando l’attenzione è rivolta alla evoluzione del personaggio verso la maturità e l’età adulta.
Romanzo didattico quando il romanzo è un pretesto per impartire insegnamenti.

L'importanza della narrazione e il suo potere terapeutico

La narrazione è fondamentale a livello individuale e culturale. L'essere umano ha una predisposizione particolare nell'organizzare l'esperienza in forma narrativa. L'esigenza narrativa risponde al bisogno di ricostruire la realtà, analizzandola e restituendole un preciso significato. Ogni individuo sente il bisogno di definirsi come parte di un contesto più ampio, dandosi scopi e intenzionalità. Gli avvenimenti della vita vengono ricostruiti in maniera tale che siano in linea con questa immagine di sé.
L'importanza della narrazione ha portato autori e studiosi a conferire determinate regole al testo narrativo. È possibile individuare in ogni testo narrativo alcune strutture di base che assolvono a determinate funzioni, in modo da essere facilmente comprese e da offrire una piacevole scorrevolezza e fluidità. Ogni storia viene contestualizzata nella parte iniziale descrivendone l'ambiente e collocandola in un determinato spazio-temporale.

Psicologia della Gestalt

Il pensiero Gestaltico nasce dalle idee di Fritz Perls che sono state poi elaborate e sintetizzate dalla moglie Laura e dallo scrittore Goodman, oltre che dai sostenitori della Psicologia della Gestalt delle generazioni venute dopo.
L’approccio gestaltico si ispira ai concetti sulla percezione, che dimostrano come l’uomo organizzi gli elementi in insiemi attraverso il processo percettivo. Gli elementi non sono percepiti come distinti e scollegati tra loro, ma vanno visti come un insieme.
Secondo Perls l’apparato psichico funziona nello stesso modo, non è quindi possibile spiegare le proprietà di un sistema attraverso gli elementi che lo compongono, ma il tutto va analizzato nella sua totalità che comprende la mente e il corpo, l’immaginazione e il movimento, i pensieri ed i sentimenti.
In tutto questo gioca un ruolo fondamentale l’omeostasi. Essa consiste nel processo di autoregolazione che governa le funzioni vitali dei vari apparati che costituiscono l’organismo umano.
L’organismo si trova costantemente sottoposto a un’oscillazione tra equilibrio e squilibrio, in quanto ogni bisogno va a scuotere l’equilibrio di base e di bisogni ne abbiamo costantemente. Quando il processo omeostatico fallisce, quando la persona non riconosce i propri bisogni o non è in grado di soddisfarli, si infrange l’equilibrio e la persona si trova a vivere un profondo conflitto interiore.
Ma qual è il bisogno principale?

La terapia che usa la voce per liberare la mente e allontanare lo stress


Le logoterapie e le tecniche di educazione alla parola e al canto talvolta si sono dimostrate non risolutive. Infatti, non è sempre possibile rimuovere certi impedimenti psicofisici alla corretta emissione del suono vocale mediante esercitazioni circoscritte all’apparato orale e respiratorio.
Da una osservazione casuale Francesca Romano ha intuito la soluzione teorica alle problematiche legate alla parola e al canto, e ha messo a punto alcune pratiche innovative ed efficaci per utilizzare appieno le potenzialità del corpo, cassa di risonanza della voce umana.

Ha scoperto che il limite dei metodi tradizionali risiede nell’impostazione di partenza: imporre con costante sforzo di volontà le tecniche di perfezionamento. E prova l’esatto contrario: la sonorità fisica, liberata da contrazioni e costrizioni, può esprimere appieno tutte le sue potenzialità. Non educare il corpo, lasciare invece che esso liberi la mente.


Clown therapy, curare i malati e non le malattie

Alcuni anni or sono, nell’Aula Magna delle Ospedale Molinette, il medico americano Patch Adams ha tenuto una brillante conferenza parlando a lungo dei suoi 40 anni di attività profusi “per la cura dei malati” e “non delle malattie”.
I primi insegnamenti che lo hanno poi portato, negli anni, a proporsi professionalmente e umanamente in questo modo, gli giungono dalla madre. Una grande donna che gli ha dato e insegnato amore, sempre. Il papà soldato, muore in guerra quando lui ha sedici anni e questo dolore, genera in lui il desiderio e la voglia di sconfiggere la tristezza imparando a portare agli altri non solo amore, ma anche allegria e gioia. Fin da ragazzo riflette sui modi comportamentali delle persone e, in particolare, cerca di capire come lui stesso potrebbe proporsi agli altri per metterli a proprio agio e far scattare una buona dose di empatia.

Decide di studiare medicina e si accorge, già in ambito universitario, che non viene mai insegnato il valore dell’amore, dell’affetto, della comprensione, del sorriso, mentre lui comprende fin da subito quanto sia importante, per un medico, il sentimento della compassione verso chi soffre. Conclusi gli studi e giunto ad esercitare la professione, si trova al fianco di affermati medici che mettono innanzi tutto la carriera e il denaro.

Fonda, nel 1971, un ospedale che in 12 anni riesce a prestare cure a 15.000 pazienti. 
Accoglie ogni malato, ricco o povero. Accoglie ogni disciplina e cura alternativa nel tentativo di offrire ogni forma di conforto alle persone sofferenti. Molti sono i pazienti con problemi di natura psichiatrica, ma in nessun caso vengono applicate le cure classiche proposte dalla psichiatria. 
– Dialogo, comprensione, amore, allegria... In quell’ospedale si rideva e ci si divertiva – racconta soddisfatto Patch. 
– Al momento dell’ospedalizzazione, una persona poteva essere ascoltata anche per 3-4 ore, per comprendere ogni suo disagio e sofferenza. Il nostro modo di proporsi in ospedale di fronte a chi soffre è stato poi chiamato “clown therapy”. Oggi si parla tanto di music therapy, pet therapy, ice-cream therapy, theathre therapy,... ma non c’è bisogno di sapere che il teatro può essere adottato come terapia per sentire l’esigenza di avvicinarci ad esso. Non c’è bisogno di dire che il calore umano aiuta il malato a sopportare il dolore e a sentirsi meno solo, per far sì che il medico eviti di prestare la sua opera con distaccata professionalità. Il medico dovrebbe imparare a porsi di fronte ai pazienti con amore e comprensione per la sua sofferenza. Non esiste un’università dove venga insegnato l’amore, non è necessaria una laurea e la preparazione di una tesi per questo. Ogni medico dovrebbe sentire tutto ciò come una vocazione primaria. 
Vorrei precisare – aggiunge ancora Adams – che si è aggiunta la parola “terapia” alla parola “clown” affinché questi “volontari del sorriso” avessero via libera in ospedale per la loro “missione di gioia”. In realtà, quindi, la gioia, l’allegria, l’affetto, la comprensione non sono la terepia, ma bensì la condizione favorevole per poter instaurare la giusta terapia. Nessuno potrà mai credere che ad un bambino gravemente malato bastino le risate e l’affetto per guarire, ma un ambiente di serenità e amore lo aiuteranno ad affrontare i momenti difficili e le terapie senza troppa paura e diffidenza. –
Dopo una calorosa standing ovation, Patch Adams ha concluso con questo pensiero: “Chiunque lavori in ambito pubblico, se riuscirà a trasmettere amore, potrà essere un clown e per questo non c’è bisogno di alcun abito.”

Il concetto di malattia secondo la naturopatia

Nelle medicine naturali il termine "malattia" viene sostituito da quello di"squilibrio" che corrisponde meglio al concetto di mancato stato di benessere psico-fisico-sociale di un individuo o di una comunità.
L’uomo è un sistema aperto e non può prescindere dall’interazione con altri sistemi e con l’ambiente circostante.
Non sono i sintomi a definire la malattia o, perlomeno, la loro importanza è relativa all’oggetto di quanto il corpo vuole comunicare, ma è la mancata armonia tra le parti costitutive dell’essere umano, che ha bisogno di comprendere se stesso e di essere compreso dal suo prossimo. L’esperienza terrena abbraccia la vita del singolo e altrettanto quella della comunità. La storia ci dimostra infatti che, accanto al percorso individuale della persona, esiste l’evoluzione spirituale dell’umanità, che  viene segnata dalla comparsa e la scomparsa di determinate malattie in epoche diverse. 

È dall’incomprensione che si genera la vera malattia, dalla quale l’uomo dipende, restando in essa intrappolato.
Le diverse schiavitù mentali ci inducono ad inventare un malessere, a cui possiamo decidere di sottometterci o reagire, riconoscendo i poteri straordinari che si agitano in noi.
La malattia dunque non è un castigo divino, tanto è vero che fin dai tempi di Ippocrate (V-IV sec. a.C.), si è compreso che è il risultato di un “disordine della natura”, la cui causa risiede nell’individuo che non rispetta le sue leggi intrinseche.  
L’uomo è l’essere vivente più fragile e maggiormente soggetto ad ammalarsi. Osservando il mondo animale, si nota una crescente predisposizione alla malattia in rapporto alla scala evolutiva; gli animali superiori si ammalano più facilmente di quelli inferiori. L’essere umano, inoltre, non solo si ammala con facilità, ma diffonde egli stesso l’affezione intorno a sé, come dimostrano le problematiche ecologiche.

La malattia è una componente essenziale della natura umana e rientra inevitabilmente nel suo destino terreno. In questo senso perde il suo significato negativo e si mostra nel suo aspetto di esperienza conoscitiva, di incontro con il diverso e il nuovo, da cui l’uomo ne esce arricchito di poteri vitali.
Quando un individuo incorre in una malattia infettiva, ravvisa un certo smarrimento interno, dovuto all’abbassamento del livello di controllo del suo sistema immunitario. Questa situazione di crisi è una transizione da un vecchio e superato stato di equilibrio, fino ad un prossimo da conseguire e l’evolversi positivo nello stato di salute dipende dall’intervento rafforzativo che l’uomo effettua sul proprio Io.
Quando alcune cellule del nostro organismo perdono la capacità di contattare le altre cellule della propria famiglia, vi è l’esempio analogo al modello sociale di anarchia. In questo sconvolgimento si genera l’atrofia di alcune parti a favore dello sviluppo smisurato di altre e l’armonia, nella sua totalità, viene compromessa. L’unità dell’individuo si incrina ed il sano rapporto con le forze del mondo esterno viene turbato.
Al disturbo interno si aggiunge il danno proveniente dall’ambiente estrinseco, che è stato malamente elaborato da un organismo indebolito o compromesso. Le funzioni organiche sono destabilizzate, si abbassano le difese e subentrano i fenomeni secondari, quali per esempio l’infezione da batteri. 

Lungo il decorso della malattia, l’uomo, sorretto dalla volontà del suo Io spirituale, compie notevoli sforzi nella lotta contro il dolore, in ragione della sopravvivenza. Proprio la sofferenza è il più importante nutrimento dell’anima e lo stimolo per ricorrere alle proprie energie migliori. Esercitandole e rafforzandole a sufficienza si stimola il sistema immunitario ed è possibile porre termine al patimento ed arrivare alla guarigione.  
Se il patologico rientra nell’essenza dell’uomo, costituzionalmente sano, il fatto diviene concepibile in un’ottica di rinnovo delle proprie forze vitali per il conseguimento di un’armonia superiore. La malattia, vissuta in questo senso, trova la sua giustificazione, dal momento che accompagna l’uomo nel suo percorso evolutivo.
Così, alcune malattie possono funzionare, in modo positivo, per l’evoluzione biografica* (vedi nota a pie’ di pagina). È il caso delle malattie esantematiche infantili, il cui superamento permette un rimodellamento della corporeità ricevuta alla nascita e non più confacente alle nuove esigenze individuali. 
Dalla guarigione da tali malattie dipende il cambiamento della personalità e l’acquisizione di diverse capacità fisiche e psichiche del bambino.
Concludendo, in generale si può dire che la condizione di salute non è mai statica; essa consiste in una dinamica in cui è evidente, sotto ogni aspetto, la precarietà dell’equilibrio dell’uomo, senza la quale non potrebbe esistere il suo sviluppo e la sua evoluzione.


*evoluzione biografica = secondo il pensiero antroposofico esiste un aspetto biografico delle malattie e dei sintomi, in quanto si sostiene che essi siano determinanti ai fini dell’evoluzione somatica, psichica e spirituale dell’individuo e delle varie comunità.

Luciana Cossa, naturopata
luciana56.cossa@gmail.com

Musicoterapia, importante fin da bambini


Neurologi, musicisti e insegnanti di musica sono sempre stati d’accordo su tale concetto: la musica aiuta a sviluppare l’intelligenza. 
Fino a poco tempo fa, tuttavia, nessuno ha mai affermato ciò a gran voce, semplicemente, perché mancavano adeguati riscontri scientifici ad avvalorare le loro convinzioni. 
Ora però, in seguito a studi e ricerche, si può affermare con certezza che gli individui che hanno ricevuto un’educazione musicale, soprattutto in tenera età, hanno avuto più opportunità per sviluppare maggiormente alcune aree del cervello. 

Nell’ultimo decennio è stata condotta, a Berlino, una ricerca nelle scuole elementari di un quartiere popolare: per sei anni sono stati studiati i comportamenti di un gruppo di bambini che frequentavano lezioni regolari di musica, oltre il normale orario scolastico, e comparati con i comportamenti di altri bambini che seguivano un curriculum didattico tradizionale. 
La ricerca ha rivelato che i bambini che hanno ricevuto un’educazione musicale hanno capacità intellettive migliori rispetto ai loro coetanei privi di esperienze in campo musicale. In particolare:
sono risultati in grado di risolvere meglio i problemi di tipo logico-matematico;
hanno dimostrato maggiori capacità di espressione, sia verbale che corporea;
il loro comportamento è apparso più equilibrato e privo di quegli stati di ansia che spesso sfociano nell’iperattività.

Ridere rinforza il sistema immunitario

Studi scientifici hanno dimostrato che il buonumore mette al riparo dalle infezioni determinando un aumento (minor riduzione) dell'immunoglobulina A, un anticorpo che, nell’ambito del sistema immunitario, aiuta a neutralizzare i corpi estranei come virus e batteri.

Oniroterapia di integrazione

L'oniroterapia è una tecnica psicoterapeutica che sia fonda sull'utilizzo delle immagini mentali. Il terapeuta si serve di immagini o personaggi simbolici per far costruire al cliente una storia libera.
La storia immaginata e raccontata durante la seduta permette al terapeuta di accedere ai conflitti interiori del suo assistito. 
Il cliente parla per immagini, esprime sensazioni corporee, emozioni, desideri e ansie, in modo che l'universo interiore e inconscio possa emergere.

Il compito del terapeuta è orientare lo scorrere delle immagini e afferrare eventuali meccanismi di fuga di fronte a contenuti immaginativi angosciosi.
Il terapeuta lascia molta libertà al flusso di immagini che emergono dal cliente, in modo da rilevare gli elementi più significativi e importanti del suo vissuto.

Il vissuto onirico, liberando la funzione biologica dell’Immaginario, genera una presa di coscienza. 
Questa presa di coscienza è il risultato dell’integrazione di elementi divenuti nevrotici perché fino a quel momento dissociati e non compresi.
Per raggiungere questo, il cliente viene condotto a vivere in relazione con il terapeuta, una dislocazione  spazio-temporale della propria immagine corporea.
Questa tecnica, definita décentration, è una messa in condizione di rilassamento e distensione sensoriale che favorisce il riaffiorire spontaneo di immagini.

La sonicoterapia per il trattamento di ansia e stress

Lettino per sonicoterapia
La sonicoterapia è una tecnica recente di stimolazione sensoriale audio-tattile del paziente, che induce risposte neurologiche efficaci in tempi molto più rapidi rispetto ai metodi di monostimolazione recettoriale già noti.
Si caratterizza per la sinergia e la simultaneità d’azione a livello fisico e psichico evocando e inducendo stati emozionali con sensazioni soggettive di benessere. Costituisce un nuovo supporto per il trattamento non farmacologico della depressione, dell’ansia, dello stress.


Rappresenta un’evoluzione nella psicomusicoterapia, nel training autogeno e nella medicina antalgica, riabilitativa, estetica, in relazione alle specifiche esigenze e alle metodiche applicate.
Sul piano fisico trova impiego come tecnica di micromassaggio cellulare per la tonificazione muscolare, in particolare può contribuire a restituire elasticità alle articolazioni della colonna vertebrale.
La sonicoterapia agisce sul microcircolo emato-linfatico e rappresenta un importante mezzo di prevenzione, utile a migliorare la qualità complessiva della vita, sia nel soggetto sano, che in numerose patologie dove sono presenti cofattori legati allo stress.
L’Unità Sonica (lettino per micromassaggio) può essere impiegata sia in ambito benessere, che come ausilio terapeutico, con applicazioni della durata di 25/30 minuti, modulate in intensità e frequenza.
Il sistema utilizza onde soniche che agiscono a livello fisico sul tono muscolare, stimolando la contrazione e la decontrazione delle fibre muscolari con effetti antalgici e antispastici.
A livello psichico è possibile ottenere in breve tempo uno stato di rilassamento profondo, con sensazioni soggettive di benessere. La polistimolazione sensoriale viene ottenuta con musica o frequenze specifiche, percepite in modo tattile a livello corporeo.
La sonicoterapia, con polistimolazione sincrona multi-imput nel range tra 1 e 800 Hz, è finalizzata a indurre risposte in frequenza nei neuroni corticali, mediante modulazione e adattamento delle onde cerebrali emesse per risonanza. Può trovare applicazione in psicoterapia come trattamento non farmacologico dell’ansia, della depressione, dello stress cronico e patologie correlate derivanti dall’abbassamento delle difese immunitarie stress dipendenti.
Questa metodica di neurostimolazione audio-sensoriale/muscolare può essere considerata utile per favorire il rilassamento e per migliorare la qualità della vita. Utile anche in geriatria, può essere una cure palliativa nella malattia di Alzheimer.

Risoterapia e comicoterapia per una carica di endorfine

Cristiana Maffucci
Attrice comica e psicoterapeuta
Ridere fa bene alla salute: giova alla mente e al corpo

Il riso abbonda sulla bocca degli stolti, dal latino “Risus abundat in ore stultorum”. Così recita un antichissimo detto, per dire che chi ride molto è uno stupido.
Poi Molière ci insegnò che “si piange con il cuore, ma si ride con il cervello”. E, se questo è vero, ridere molto dovrebbe dimostrare che si fa largo uso del cervello, non il contrario.
Quindi, in tempi più recenti, la risata è stata simbolicamente associata alla vita e alla gioia di vivere. È perciò, per sua stessa natura, contrapposta alla morte. Ridendo ci si rilassa e tutto il corpo ne acquista giovamento. Studi scientifici hanno dimostrato che il buonumore mette al riparo dalle infezioni determinando un aumento (minor riduzione) dell'immunoglobulina A, un anticorpo che, nell’ambito del sistema immunitario, aiuta a neutralizzare i corpi estranei come virus e batteri.

La gelotologia (dal greco ghelos=riso e logos=scienza) è una disciplina relativamente recente che studia l'attività del ridere, del buonumore e del pensiero positivo come rimedio a numerosi disturbi psicofisici. Si basa sugli studi scientifici della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) che hanno evidenziato l’influenza diretta degli stati mentali e delle emozioni sul sistema immunitario e viceversa.

Grazie alla gelotologia si è scoperto che con le risate, quelle spontanee e incontenibili che coinvolgono gran parte dei nostri muscoli anche addominali, si attivano precise strutture nervose periferiche che producono le endorfine, sostanze chimiche dotate di una potente attività analgesica ed eccitante che esercita sul nostro corpo un effetto simile alla morfina.
L’aspetto più interessante delle endorfine sta dunque proprio nella loro capacità di migliorare il nostro umore. Esse vengono rilasciate dal nostro organismo in situazioni piacevoli, ma anche in situazioni di difficoltà come forma di difesa in modo da poter sopportare meglio il dolore psicologico e anche fisico. Le endorfine sono in grado di regalarci sensazioni gratificanti e, inoltre, ci aiutano a sopportare meglio lo stress.

Risoterapia e comicoterapia
Patch Adams sposò l’idea di poter aiutare i pazienti con le risate e portò i clown in corsia per affiancare alle classiche cure, la clownterapia. Ecco che la terapia del sorriso entra a far parte delle terapie dolci, confermandoci il vecchio proverbio “il riso fa buon sangue”.
Va comunque sottolineato, che la risata indotta con la comicità e affiancata a vari percorsi terapeutici, rappresenta da sempre una forma di difesa, spesso inconsapevole, per  superare la drammaticità di certe situazioni e scongiurare complicazioni psico-fisiche. Molte persone, infatti, reagiscono a situazioni tristi e difficili, ridendo in modo ingiustificato, ma questo rappresenta in certi casi una modalità per ristabilire nel cervello una condizione biochimica necessaria al mantenimento delle funzionalità fisiche, quindi un modo alternativo per ripristinare nel corpo una sorta di equilibrio reagendo al dolore con risate apparentemente fuori luogo.

La risata unisce
La risata è, essenzialmente, l’espressione di una complicità, del trovarsi d'accordo. Non ridiamo tutti delle stesse cose. Ridere delle stesse battute significa condividere qualcosa. La risata unisce e ci rimette in sintonia con gli altri, siano essi gli autori delle battute o i nostri amici con i quali condividiamo lo spazio e il tempo per ridere, di fronte a uno spettacolo comico o una pellicola divertente.
Per stare meglio è consigliato ogni tanto un sano spettacolo di cabaret.